Dall'Assemblea Nazionale delle delegate e delegati della Cgil è emerso in modo chiaro e inequivocabile che per il mondo del lavoro alcune priorità non sono più rimandabili. Dal salario minimo alla legge sulla rappresentanza, dall'aumento di stipendi e pensioni all'incremento del trattamento per la cig. Ecco dieci punti da cui ripartire:
1. Fissare un tetto alle bollette, protezione del lavoro, salario minimo, legge sulla rappresentanza, aumentare il netto di salari e pensioni. Aumentare il trattamento economico della cassa integrazione.
Il potere d’acquisto negli ultimi mesi è crollato. Per questo è necessario un sensibile aumento dei salari. Un aumento che vada oltre l’inflazione e che adegui gli stipendi italiani agli standard europei. È giunta l’ora anche di introdurre il salario minimo, per superare il lavoro povero e lo sfruttamento. E’ necessario pensare anche ai tanti lavoratori in cassa integrazione aumentando il trattamento economico. Una legge sulla rappresentanza non è più rinviabile se si vuole dare valore al lavoro. Per superare questa crisi bisogna fissare un tetto alle bollette energetiche e lavorare in Europa affinché il costo del gas sia tollerabile.
2. No Flat Tax, sì ad una riforma progressiva. Abbattere l’evasione e l’elusione fiscale.
E’ necessaria una seria riforma del fisco, che sia progressiva e redistributiva per aumentare il netto in busta paga di salari e pensioni. Una riforma che va in direzione opposta ad una flat tax che vorrebbe far pagare le stesse tasse a tutti. Chi ha di più dà, in percentuale, di più, con equità e secondo il principio di solidarietà. Servono norme per abbattere l’evasione e l’elusione fiscale.
3. Superare il Jobs Act partendo dal contrasto alla precarietà introducendo un contratto unico di ingresso a contenuto formativo e l’equo compenso per le partite iva.
La precarietà è uno dei mali di questo tempo: un male che non permette, soprattutto a giovani e donne, di fare progetti per il futuro. Chi governerà il Paese dovrà promuovere una legislatura che superi il Jobs Act e che favorisca le imprese che offrono contratti stabili e ben retribuiti. E’ necessaria l’introduzione di un contratto unico di ingresso al lavoro a contenuto formativo e l’equo compenso per le partite IVA.
4. Definire un Piano per la piena e buona occupazione in particolare per giovani e donne. Riduzione e redistribuzione dei tempi di lavoro
Bisogna definire un Piano che permetta la piena e buona occupazione in particolare per giovani e donne. È urgente anche ripensare l’organizzazione del lavoro: in tutto il mondo la riduzione e redistribuzione degli orari lavorativi sta favorendo la produttività e migliorando la qualità della vita delle persone. È il momento che questo accada anche in Italia.
5. Estendere a tutto il sistema degli appalti e dei subappalti privati il rispetto e l'applicazione dei Contratti nazionali e delle clausole sociali. Contrastare le mafie.
La legalità deve diventare un valore diffuso nel Paese, a partire dal mondo del lavoro. Quando si opera nell’illegalità anche la sicurezza è in pericolo, e il rischio di incidenti sul lavoro è molto elevato. E’ necessario un serio contrasto alle infiltrazioni mafiose per affermare la qualità del lavoro e salvaguardare l’economia sana nei territori.
Va esteso a tutto il sistema degli appalti e dei subappalti privati, il rispetto e l'applicazione dei Contratti nazionali e delle clausole sociali: stesso lavoro, stessi diritti.
6. Basta morti sul lavoro: prevenzione, formazione, salute e sicurezza garantite ed esigibili.
Mai più morti sul lavoro non dev’essere solo uno slogan, ma una vera e propria lotta. Per far ciò è necessario mettere in cima all’agenda temi quali prevenzione, formazione, salute e sicurezza, che non devono più essere considerati un costo ma un investimento.
7. Investire in un rinnovato sistema pubblico che garantisca la centralità del servizio sanitario pubblico e universalistico e proceda ad un piano straordinario di assunzioni pubbliche e di stabilizzazione del personale precario. Garantire una misura universale di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza. Contrastare l’autonomia differenziata per le Regioni ed incentivare un sistema nazionale universale.
La richiesta è semplice: chiudere la stagione dei tagli lineari e investire in un rinnovato sistema pubblico di protezione sociale. Servono investimenti per realizzare un nuovo stato sociale fondato sulla centralità del servizio sanitario pubblico e universalistico, sul diritto universale alla formazione e alla conoscenza. Non è più rinviabile un piano straordinario di assunzioni pubbliche e di stabilizzazione del personale precario. Va garantita una misura universale di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza per garantire ai cittadini al momento privi di occupazione di avere una vita dignitosa. Non è necessaria, inoltre, un’autonomia differenziata per Regioni ma serve un sistema nazionale universale che garantisca ad ogni cittadino stessi diritti, stessi servizi e stesse prestazioni.
8. Modificare radicalmente la riforma Fornero sulle pensioni ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo. Legge per la non autosufficienza.
La riforma Fornero va radicalmente cambiata, ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo, che unifichi le generazioni, riconosca il lavoro di cura, un sistema flessibile di uscita e il diritto a un pensionamento anticipato per chi ha svolto condizioni di lavoro gravose. È necessaria una legge nazionale per la non autosufficienza e nuove politiche per l’invecchiamento attivo, politiche inclusive per le persone con disabilità e una piena integrazione sociale e lavorativa per i cittadini migranti.
9. Nuove politiche industriali e costituzione di un’Agenzia per lo Sviluppo. Recuperare i divari territoriali e di sviluppo attraverso la riqualificazione delle grandi periferie urbane, delle aree interne e incrementare l’edilizia pubblica e sociale.
In questo momento storico è più che mai necessario pensare a politiche industriali per il futuro. I cambiamenti sono profondi e destinati ad avere un forte impatto sul lavoro e sull’industria. La proposta è quella di costruire un’Agenzia per lo Sviluppo che abbia l’obiettivo di superare i divari territoriali, anche attraverso la riqualificazione delle grandi periferie urbane, delle aree interne e incrementare l’edilizia pubblica e sociale. L’agenzia dovrà anche definire le priorità e contribuire ad aprire nuove opportunità per investimenti pubblici e privati, nei settori strategici per il futuro del Paese.
10. Piano nazionale per le Giuste transizioni, ambientale e digitale per garantire tutela del lavoro e la continuità occupazionale, creazione di nuova occupazione e diritti. Piano strategico per l’autonomia energetica. Nuove politiche industriali. Investimenti nel Mezzogiorno
Giusta transizione, innovazione digitale, riconversioni industriali devono essere accompagnati da piani e strumenti che garantiscano tutela sociale, riqualificazione e formazione per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nei processi di riconversione. L’obiettivo è sempre lo stesso: non lasciare indietro nessuno e garantire una migliore occupazione. Serve un piano strategico che consenta al paese di raggiungere nel medio periodo l’autonomia energetica. Servono poi nuove politiche industriali capaci di accettare le nuove sfide che i mercati impongono e poi è sempre più necessario investire nel Mezzogiorno, che deve recuperare il gap con il resto del Paese. Solo così l’Italia potrà crescere in maniera veloce, moderna e soprattutto equa.
Nel filmato l'intervento all'Assemblea Nazionale del Segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini
© All rights reserved. Powered by Cybcom.