Federconsumatori Cgil Padova: “L’aumento interesserà circa 103 mila famiglie a Padova e quasi 400 mila in provincia. Si tratta di un aumento anomalo, il secondo consecutivo (e sarà del 40%!) dopo quello dello scorso trimestre (tra il 10 e il 14%)”
“Visto l'andamento del costo delle materie prime, i rimedi per scongiurare questi aumenti potranno essere solo delle misure tampone”.
“Considerato che Padova e provincia sono un territorio dove la stragrande maggioranza della popolazione vive al di sopra della soglia minima di povertà, soprattutto se rapportato con altre realtà in Italia, possiamo dire che gli aumenti previsti per energia elettrica, gas e benzina colpiranno la quasi totalità delle famiglie, ossia circa 103 mila in città e quasi 400 mila in provincia. E la cosa che colpisce è che si tratta di aumenti decisamente anomali”. È preoccupato Dario Belli, Presidente di Federconsumatori Padova.
“Colpisce – prosegue Belli – che dopo due anni in cui il costo delle materie prime, petrolio e gas in primis, è rimasto sostanzialmente invariato o con incrementi lievissimi, tutto d'un tratto registriamo, negli ultimi sei mesi, un notevole aumento. Dopo quello registrato tra il 10 e il 14% dello scorso trimestre, ora si parla di un incremento con un'impennata del 40%. Si tratta evidentemente di un aumento, oltre che pazzesco, anche decisamente anomalo e il futuro lascia poco spazio all'ottimismo se pensiamo a certe previsioni degli esperti del settore che ci dicono che il prezzo del petrolio, passerà, dagli attuali 35 euro, a 200 euro al barile, entro i prossimi 4 anni”.
Ma quali vie sono percorribili per scongiurare un aumento così consistente? “Al momento – dice il Presidente di Federconsumatori – non è ancora ben chiaro cosa intenda fare il ministro Cingolani per limitare il problema. Si parla di ridurre i cosiddetti oneri di sistema, cioè quei costi che essendo di interesse generale ricadono su tutti gli utenti (per esempio le spese per gli incentivi per le energie rinnovabili) e di ridurre le tasse ma, nella migliore delle ipotesi, possono essere delle misure tampone, non certo la soluzione per un problema che si riproporrà nel prossimo futuro visto l'andamento di gas e petrolio”.
“In particolare – continua Belli – l'aumento maggiore riguarda il gas (almeno del 40%) che a noi arriva soprattutto dalla Russia, attraverso Ucraina, Polonia e Austria, paese quest'ultimo che, peraltro, ogni volta che ci sono questi rincari ha sempre qualche guasto nelle proprie condotte che blocca il flusso. E, si badi: succede “casualmente” ogni volta. A questo aumento, dovuto al blocco, causa Covid, di tutte le iniziative legate alle ricerche e sperimentazioni sulle energie rinnovabili, non è indifferente neanche agli enormi acquisti di milioni di metri cubi di gas effettuati dalla Cina, il cui governo non sarà democratico però è decisamente previdente e si muove attraverso dei piani quinquennali”.
“Personalmente – conclude Dario Belli – credo che se non cambierà il sistema di calcolo che determina gli aumenti, vale a dire gli algoritmi che regolano quanto incide l'aumento delle materie prime sulle tariffe, ci troveremo di fronte ad un cane che si mangia la coda. Ma come funzionano questi algoritmi io non lo so ma anche il Ministro Cingolani ha dovuto ammettere di non conoscerne il meccanismo. E del resto: tutti capiscono che se aumenta il costo del petrolio aumentano le tariffe, ma nessuno sa spiegare perché quando questo si è abbassato le bollette sono rimaste invariate. E questo rimane un bel mistero”.