Una piazza “bella, piena e colorata”. Un’emozione che ci “carica di responsabilità”, perché la situazione è difficile: guerra, pandemia, crisi climatica. “Ma noi questo paese vogliamo cambiarlo. In meglio”. È così, con queste parole, che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha concluso dal palco di piazza del Popolo a Roma la giornata di mobilitazione organizzata dalla Confederazione di corso d’Italia a un anno dall’assalto fascista alla sede nazionale e dal “titolo” emblematico: “Italia, Europa: ascoltate il lavoro”.
Per capire il senso di un discorso molto articolato che ha tenuto insieme i temi del fascismo, del lavoro e della pace – molto più legati di quanto potrebbe sembrare a prima vista – bisogna partire dalla fine. Da quando Landini, parlando dell’apertura della sede nazionale della Cgil, ha annunciato la ricollocazione al suo posto del quadro di Ennio Calabria, deturpato dai fascisti e restaurato. “L’artista ce ne ha donato un altro ancora – ha detto –: quella gente non ha capito nulla. Pensava di farci un danno, pensava che avremmo avuto paura, che avremmo alzato muri e invece siamo qua, sempre più in mezzo alla gente”.
Sindacato di proposta
Insomma: nessun arroccamento, ma la volontà di unire il paese a partire dal mondo del lavoro, dalle persone in carne e ossa. Con proposte precise perché noi, ha scandito, “non siamo il sindacato che dice solo quello che non va bene, ma che ha proposte su tutte le questioni più importanti in gioco”.
Quindi, “ascoltate il lavoro”, perché “in questi anni il governo e le opposizioni non hanno ascoltato le lavoratrici e i lavoratori, le cui condizioni di vita sono via via peggiorate”. E ha ribadito: “Non siamo qui contro qualcuno ma con l’obiettivo di rimettere al centro il lavoro, i diritti e la giustizia sociale”. E lo facciamo, ha puntualizzato, “proprio da questa piazza, da dove un anno fa qualcuno ha sfruttato rabbia e malessere sociale dicendo che la risposta a questa situazione era assaltare la Cgil”. Tutto questo ha un nome preciso: “Si chiama fascismo ed è quello che noi dobbiamo combattere”, anche se la richiesta fatta lo scorso 16 ottobre “di applicare la Costituzione sciogliendo tutte le forze che si richiamano al fascismo ancora non ha avuto risposta dalla politica”.
Costituzione che “non è né di destra né di sinistra ma antifascista, democratica e fondata sulla libertà e i diritti del lavoro”. E non è un caso allora che “domani (9 ottobre, ndr) lanciamo una Rete internazionale antifascista fondata sul lavoro e sulla democrazia”.
La guerra che non finisce
L’intervento da piazza del Popolo è andato avanti intrecciando i grandi temi che allarmano il mondo attuale. A partire dalla guerra, ovviamente, rispetto alla quale “non siamo vicini alla fine, ed è inaccettabile che si stia discutendo della possibilità di un conflitto nucleare: non possiamo aspettare di vedere se la guerra nucleare ci sarà oppure no. Perché non sarebbe una guerra qualsiasi, ma rischierebbe di mettere in discussione la sopravvivenza stessa del genere umano.
In circa 400 da Padova con i mezzi messi a disposizione dalla Cgil
Circa 400 i padovani che sono andati a Roma per partecipare alla manifestazione. Quasi 250 tramite i cinque pulman messi a disposizione dalla Cgil e partiti intorno alle 06 del mattino da Via Longhin (successiva tappa a Monselice a prelevare le lavoratrici e i lavoratori della Bassa) e il restante tramite treno o mezzi privati. Molto soddisfatto della partecipazione il Segretario Generale della Cgil che da Piazza del Popolo ha voluto lanciare un appello al futuro governo: “Servono provvedimenti immediati: tassare gli extraprofitti e ridurre il cuneo fiscale ai lavoratori. Le famiglie vanno aiutate subito perché non ce la fanno più”.
Nel filmato, la dichiarazione di Aldo Marturano da Piazza del Popolo a Roma