Ieri i sindacati in piazza: «La protesta in Iran è quella di tutti noi»
C’erano un centinaio di persone, ieri, davanti alla Prefettura di Padova, al sit in "Donna, vita, libertà" organizzato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil con l'adesione di diverse associazioni, tra cui il Centro di Ateneo per i diritti umani Antonio Papisca, Libera, l'Anpi, Centro Veneto Progetti donna, Udu e Rete degli Studenti Medi.
«La protesta delle donne iraniane è la stessa legittima protesta di chi reagisce alle prevaricazioni sul corpo delle donne. Ecco perché raccoglie la solidarietà di tutto il mondo» hanno commentato le segreterie provinciali dei sindacati. E la sentita partecipazione di ieri lo ha confermato.
Al presidio, molto numerosi erano anche le cittadine e i cittadini della comunità iraniana di Padova che non hanno mancato di far sentire il proprio ringraziamento a tutti i presenti. “Noi dobbiamo essere la voce di queste donne e di tutto il popolo iraniano – ha detto Nasrin Bijanyar iraniana arrivata in italia 43 anni fa – e dobbiamo anche dire che non esiste nessuna possibilità di riconciliazione: siamo arrivati al punto di rottura, alla rivoluzione. Il regime deve cadere e la libertà deve essere restituita. Lotteremo, moriremo ma ci riprenderemo il nostro Iran!».
Sempre nel corso del presidio, ha preso la parola anche una giovane studentessa di origini iraniane, Shevi, arrivata da pochi mesi in Italia: «La vostra solidarietà è molto importante per questa lotta». Subito dopo ha fatto partire dal suo telefonino la canzone che è diventata l'inno delle proteste dal titolo "Baraye" ("per" in italiano), per cui l'autore, Shervin Hajipuor, è stato incarcerato e torturato.
Infine, una delegazione composta da Cinzia Bonan della Cisl Veneto; Marianna Cestaro di Cgil Padova e Paola Pomarico di Uil Padova ha consegnato al Prefetto Raffaele Grassi l'appello unitario di solidarietà alle donne iraniane di Cgil, Cisl e Uil.
Il video con la canzone Baraye di Shervin Hajipuor