A prevalere è soprattutto la disillusione e la frustrazione. E anche un po’ di sensazione di smarrimento perché questa sembrava davvero la volta buona. Eppure, nonostante l’intero arco parlamentare fosse favorevole, l’inserimento dell’art. 16-bis nel DL 34/2023 – si trattava di un emendamento al Decreto Bollette contenente la norma sulla stabilizzazione dei precari della ricerca sanitaria – è stato bocciato. È successo che il testo, così come approvato dalle Commissione Finanze e Affari Sociali, dopo essere approdato all'esame dell'Aula della Camera è stato poi rinviato per alcuni correttivi e purtroppo, per circa un migliaio di ricercatori in Italia, la norma sulla stabilizzazione dei precari di Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs) è saltata dopo che la Commissione Bilancio ne ha chiesto lo stralcio in seguito ai rilievi del Servizio di Bilancio della Camera sui problemi di coperture e sul mancato chiarimento del numero di persone da stabilizzare.
Ma che a infrangere per l’ennesima volta, dopo anni di sacrifici e precariato, il sogno di un contratto a tempo indeterminato sia stata una motivazione “tecnica” e non “politica”, non sposta più di tanto le cose. A Padova, tra IOV (Istituto Oncologico Veneto) e IZS, sono circa 120 i ricercatori e i collaboratori di supporto alla ricerca coinvolti da questa impasse sul loro futuro lavorativo e nel corso degli anni hanno visto assottigliare le proprie file come avvenuto a livello nazionale. Basti pensare che in Italia nel 2019 erano stati assunti 1.800 ricercatori sanitari – passando da co.co.pro. e borse di studio al contratto a tempo determinato (5+5 anni) – che nel 2021 sono scesi a 1.290. Nel frattempo, quasi un terzo ha scelto di andare all'estero o di lavorare nel privato. Abbandoni numericamente importanti registrati anche nel territorio padovano dove i ricercatori e i collaboratori di supporto sono passati dai circa 145 del 2020 ai 120 attuali tra Zooprofilattico e Iov.
“Stiamo parlando di lavoratori – dice Alessandra Stivali, Segretaria Generale della FP Cgil Padova – che si occupano di questioni fondamentali, che fanno ricerca sul cancro e su virus che, attraverso il salto di specie, sono in grado di mettere in ginocchio un intero pianeta, come è successo con il coronavirus. Muovono miliardi di euro, sono corteggiati sia all’estero che dai privati, eppure non si riesce a provvedere alla loro stabilizzazione. Voglio ricordare che si tratta di lavoratrici e lavoratori che durante il Covid si sono occupati delle analisi dei tamponi e hanno fatto ricerca, mettendosi sempre a disposizione. Siamo consapevoli che si tratta di una questione nazionale, però crediamo che anche la Regione possa dare il suo contributo attraverso la Conferenza Stato-Regioni. È assurdo che l'emendamento sia saltato perché non erano arrivati i numeri dal Ministero, sono numeri che abbiamo anche noi”.
“L’emendamento per la nostra stabilizzazione – si aggiunge Micol Silic-Benussi, ricercatrice e delegata Fp Cgil Padova allo Iov – è saltato per un cavillo e, nonostante una parte dei soldi a noi riservati fossero stati già stanziati, ci ritroviamo di nuovo a capo. Si tratta di una delusione fortissima perché stavolta ci avevamo creduto e finalmente ci sembrava di aver visto una luce in fondo al tunnel. Voglio ricordare che ci sono ricercatori che hanno alle spalle trent’anni di precariato e questo non è accettabile. Così, come non è tollerabile, che in Italia la ricerca gravi unicamente sulle spalle dei precari, costringendoli ad un presente di sacrifici e rinunce in cambio di una pacca sulle spalle e nessun futuro professionale “.
Il Servizio di Telenordest sulla protesta dei precari della ricerca