Conferenza stampa ieri della Funzione Pubblica della Cgil di Padova, dove la Segretaria Generale della categoria, Alessandra Stivali e la Segretaria Provinciale Marika Damiani hanno portato alla luce l’aumento delle disparità tra le lavoratrici e lavoratori che operano nell’ambito dei servizi socio-sanitari della Provincia (soprattutto Operatori Socio Sanitari ma anche Educatori, infermieri, operatori amministrativi, addetti, portieri ecc.) tra coloro che sono assunti dalle cooperative a cui sono stati esternalizzati i servizi e quelli che invece risultano assunti direttamente dai Comuni, le case di riposo ecc. Lavoratrici e lavoratori che pur avendo la stessa preparazione professionale e svolgendo le medesime mansioni hanno una consistente differenza di trattamento, con i primi che arrivano a prendere 200-300 euro in meno rispetto ai secondi. Per fare un esempio, un’educatrice di un asilo assunta da un ente pubblico ha uno stipendio che si aggira intorno ai 1350-1400 euro al mese ma se lavorasse in una cooperativa sociale, sempre nello stesso asilo, prenderebbe 1000-1100 euro. Stesso discorso per le case di riposo, dove il gap salariale raggiunge almeno i 250 euro.
Il terzo settore, seppur spesso dimenticato, è molto cresciuto negli ultimi anni. In Italia i dipendenti sono passati da 680 mila a 870 mila. E il Veneto è una delle regioni dove questo aumento è stato tra i più forti. Dice Alessandra Stivali: “Nella nostra regione si contano 163 dipendenti ogni 10 mila abitanti, in tutto quasi 81 mila persone. Padova è una delle province più coinvolte insieme a Venezia perché è un territorio dove il terzo settore ha una storia antica, ma anche perché è un territorio ricco di servizi alla persona. Basta vedere l'incidenza delle case di riposto, dove siamo la prima provincia in Veneto per numero di strutture. A Padova si parla di circa 30-35 mila lavoratori, di cui l'80% è oss. La conseguenza è le pratiche relative a lavoratrici e lavoratori esternalizzati che si rivolgono a noi dopo essersi accorti di subire un diverso trattamento rispetto ai loro colleghi assunti direttamente dall’ente, sono aumentate del 5%”.
“Un oss impiegato con le cooperative – aggiunge Marika Damiani – guadagna circa 200 euro in meno rispetto al collega dell'ente pubblico e questo solo rispetto alla busta paga, poi il dipendente pubblico ha anche indennità e i cosiddetti scatti salariali e premi di produzione che il collega delle cooperative si sogna. Lo stesso accade in una qualsiasi casa di riposo dove, nello stesso reparto, troviamo fianco a fianco operatori delle coop e pubblici, il che è facile capire sia anche un'offesa alla dignità del lavoro. Ma anche un educatore della scuola – nidi e materne – guadagna circa 300-350 euro in meno. Eppure quasi tutti i servizi scolastici della provincia sono gestiti da strutture private che hanno il servizio in affidamento. A parte Padova città, tutte le scuole dell'infanzia sono in mano al terzo settore”.
Diseguaglianze che persistono e anzi aumentano nonostante ci sia un grande bisogno di queste figure nelle strutture: “Così succede – interviene Alessandra Stivali – che nessuno vuole fare più l'oss nel privato convenzionato perché si lavora duro, quasi sempre con doppi turni, e si guadagna meno. Chi ha potuto si è rifugiato nel pubblico, ma in tanti hanno proprio rinunciato al lavoro. Basti pensare che se una persona nel corso della carriera, per un problema di salute, non è più idoneo al lavoro, il pubblico ha il dovere di ricollocarlo, la cooperativa lo lascia a casa. Del resto il grande problema è a monte perché gli appalti chiedono continuo risparmio e le cooperative, per vincere, da qualche parte devono tagliare”.
“Per questo – concludono le due sindacaliste della FP Cgil Padova – il 7 ottobre saremo in piazza a Roma e chiederemo che tutti i lavoratori che svolgono lo stesso lavoro abbiamo la medesima retribuzione, al contrario di quel che sta avvenendo nel privato dove si stanno moltiplicando i contratti. E poi chiederemo: protezione e sicurezza sociale per tutti e che le Usl si impegnino a scrivere con cura e attenzione i capitolati che esternalizzano una mansione perché spesso queste diseguaglianze sono possibili proprio perché il capitolato è scritto male e a rimetterci è il lavoratore. Sui servizi socio sanitari non si può risparmiare”.