Carenza di personale negli enti locali di tutta la provincia di Padova, a partire dal capoluogo. La FP Cgil torna all’attacco e denuncia anche il sostanziale fallimento della legge Delrio, quella che nelle intenzioni doveva favorire le fusioni fra i Comuni ma che invece è rimasta a metà del guado. L’occasione ieri, in una conferenza stampa con la Segretaria Generale della FP Cgil, Alessandra Stivali, e il Segretario Provinciale della categoria, Maurizio Galletto.
“Nella provincia di Padova – hanno esordito i due sindacalisti – l’80% degli enti locali ha meno di 10 dipendenti. Un altro 10% ne ha meno di 6. Questa carenza di organico, sotto gli occhi di tutti, causa un sovraccarico lavorativo per i dipendenti, i quali alle volte non possono neanche usufruire delle ferie, senza contare i numerosi disservizi per la cittadinanza. La situazione rischia di arrivare ad un punto di non ritorno se non si procederà al più presto con un piano straordinario delle assunzioni, allo sblocco dei rinnovi dei contratti e ad una revisione della Legge Delrio per favorire, realmente, la fusione dei Comuni più piccoli”.
“Ci sono casi come Barbona — spiegano Alessandra Stivali e Maurizio Galletto — dove il Comuna ha due dipendenti o come Sant'Elena, dove l'ufficio dell'anagrafe ha solo una persona. Le risorse non permettono nemmeno di sostituire colleghi andati in pensione e sono diversi i Comuni che si mantengono solo grazie ai prestiti di personale. È chiaro che il problema della mancanza di organico crea disagio proprio in quei servizi diretti alla persona (anagrafe, servizi sociali, personale educativo all’infanzia) e questo, nel corso degli anni, ha avuto come conseguenza, in alcuni casi, la loro esternalizzazione. Inoltre, si sono aggiunte anche nuove problematiche come la gestione dei migranti o l’elaborazione dei progetti legati al Pnrr. In particolare, su quest’ultimo aspetto, i problemi ce li hanno non solo i piccoli comuni ma anche quelli più strutturati come quello di Padova che, per sopperire all’enorme mole di lavoro dettata dai tempi stretti delle risorse europee, ha chiesto ai suoi dipendenti di raggiungere il limite massimo di pensionamento, ossia 65 anni. Per non parlare della Provincia, dove il numero di coloro che vanno in pensione è più alto di quello che arriva con i concorsi. Provincie che meriterebbe un discorso a parte: sono state depotenziate dalla Legge Delrio ma senza che venissero ridefinite completamente le nuove funzioni. Questo implica che il personale non è impiegato a pieno titolo rispetto alle funzioni che deve svolgere anche se è tenuto a fornire dei servizi in appoggio alla Regione come viabilità, controllo di ponti e strade e in tema di edilizia scolastica. Il guaio è che il personale è però al 50% sottorganico e senza nessuna valorizzazione professionale, motivo per cui molti giovani che entrano in Provincia appena possono emigrano in altri enti o verso il privato”.
“Per sopperire a queste difficoltà – aggiungono i due sindacalisti – bisogna innanzitutto modificare la Legge Delrio perché questa permette di tornare indietro dai percorsi di semplificazione e razionalizzazione assolutamente necessari. Non si può lasciare ai Comuni la scelta di fondersi o meno ma bisogna agire come ha fatto in materia la Germania, ossia imporre le unioni dei comuni più piccoli con caratteristiche simili, come quelli presenti nei Colli Euganei. Questa è una scelta politica obbligata in un Paese campanilistico come il nostro e qualcuno prima o poi dovrà avere il coraggio e la responsabilità di prendersela. In questo modo non solo si riuscirebbe a garantire un servizio migliore grazie all’accorpamento del personale ma si riuscirebbe anche a risparmiare denaro per l’assunzione di nuovi dipendenti”.
“Infine – concludono Alessandra Stivali e Maurizio Galletto – serve un piano straordinario di assunzioni e bisogna ridare appeal al posto pubblico. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una fuga dalle strutture pubbliche. Il contratto collettivo nazionale è scaduto nel 2021 e nelle ultime tre finanziarie non è stato inserita nessuna risorsa. Oggi, un dipendente di un ente pubblico locale prende in media circa 1300 euro al mese: non è un caso se i giovani preferiscono lavorare nel privato”.