Ordine del giorno approvato lunedì 7 ottobre, dall’Assemblea generale della Cgil in cui si dà il via alla mobilitazione fino allo sciopero generale
L’Assemblea generale della Cgil approva la relazione e le conclusioni del Segretario generale, assume i contributi al dibattito, ribadisce le analisi e le decisioni contenute nell’Odg conclusivo del 24 e 25 luglio.
1. L’Assemblea generale denuncia l’ulteriore aggravarsi:
a) sia della situazione internazionale, per l’espandersi della guerra e della crisi umanitaria nella colpevole assenza di qualsiasi ruolo dell’Europa e dell’Italia per un’iniziativa politica e diplomatica finalizzata ad ottenere un immediato cessate il fuoco e per la pace;
b) sia della situazione europea che, dopo anni di fallimentari politiche di austerità fondate su tagli alle prestazioni sociali, alle infrastrutture e agli investimenti, si trova ad affrontare un aumento delle diseguaglianze sociali e ritardi d’innovazione tecnologica che stanno compromettendo il ruolo fin qui svolto nell’economia mondiale e mettendo in discussione la stessa prospettiva industriale, manifatturiera ed occupazionale dell’Europa e con essa del nostro paese. Tutto ciò nel pieno di un processo di transizione ecologica ed energetica caratterizzato da una rivoluzione digitale e da un drammatico cambiamento climatico che richiede una nuova visione con al centro il lavoro e piani di investimenti straordinari pubblici e privati, e non semplici rinvii temporali, confermando il percorso del Green Deal e mantenendo l’impostazione della strategia Farm to Fork nel settore agricolo e delle case green nelle costruzioni;
c) sia della situazione nazionale, per i provvedimenti del Governo in violazione delle libertà democratiche, contro le lavoratrici e i lavoratori, e per le scelte che si appresta a fare in materia di politiche economiche e sociali, a partire dal Piano strutturale di bilancio varato dal Consiglio dei ministri.
2. L’Assemblea generale della Cgil esprime grande soddisfazione per il successo della raccolta delle firme per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata, promosso insieme a un ampio arco di forze sociali, associative, sindacali e politiche: dai soggetti e movimenti della Via Maestra alla UIL, da personalità del mondo della cultura, dell’accademia, giuristi e costituzionalisti alle forze politiche dell’opposizione. Insieme ai nostri 4 referendum popolari contro i licenziamenti, il lavoro precario e per la sicurezza negli appalti, i referendum su autonomia differenziata e cittadinanza saranno al centro di un’unica grande campagna di mobilitazione che dovrà impegnare tutta l’Organizzazione: il gruppo dirigente confederale e di categoria, delegate e delegati, attivisti delle leghe pensionati, con l’obiettivo di raggiungere e convincere oltre 25 milioni di elettrici ed elettori a votare 6 SÌ, e di riaffermare – attraverso la partecipazione democratica – la libertà nel lavoro e nella società, la giustizia sociale e un diverso modello di democrazia e di sviluppo.
3. Il carattere autoritario delle politiche di questo Governo si è confermato, ancora una volta, dopo gli attacchi al diritto di sciopero, con tutta la sua logica repressiva nel DDL Sicurezza, votato nei giorni scorsi alla Camera e ora approdato in Senato, con cui si vuole azzerare il diritto e la libertà delle persone a manifestare il proprio dissenso, introdurre nuovi reati penali nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici o privati, continuare a criminalizzare l’immigrazione e limitare anche l’iniziativa sindacale in difesa dei diritti e dei posti di lavoro. Da una parte si introducono provvedimenti punitivi di fatti che nascono in contesti di disagio, dall’altra si depenalizza l’abuso d’ufficio, reato-spia delle infiltrazioni mafiose. La Cgil si è immediatamente mobilitata per chiederne il ritiro insieme alla Uil, agli studenti e alle studentesse, a tutte le associazioni democratiche e continuerà a contrastarlo. Vietare di manifestare, come hanno fatto le questure su indicazione del Governo il 5 ottobre, vuol dire calpestare diritti costituzionali e dare deliberatamente spazio di azione ed enorme visibilità a frange violente. La sicurezza non si ottiene con la repressione e l’aumento delle pene, anche considerando la condizione di degrado e sovraffollamento delle carceri, ma innanzitutto prevenendo il disagio sociale e la povertà.
4. Allo stesso modo siamo impegnati contro l’approvazione del Collegato lavoro che riduce i diritti, peggiora le condizioni e aumenta ulteriormente il lavoro precario e povero, contribuendo in questo modo anche a manipolare i dati sullo stato reale dell’occupazione nel nostro paese. Per questo, domani 8 ottobre, saremo con la Uil in presidio in concomitanza con l’ultimo voto alla Camera e daremo continuità all’iniziativa di contrasto dei contenuti del Collegato.
5. Svalorizzazione delle persone che lavorano, appalti fondati sullo sfruttamento, subappalti a cascata, precarietà continuano a produrre morte e infortuni. Sempre più spesso il committente è una grande impresa, anche a partecipazione pubblica, a ulteriore dimostrazione del fatto che siamo di fronte a un vero e proprio sistema, non a singoli drammatici incidenti, di fronte al quale la nostra capacità di reazione necessita di un salto di qualità.
6. Queste scelte sono perfettamente coerenti con il Piano strutturale di bilancio deliberato dal Governo, ancora una volta senza alcun confronto con le parti sociali né coinvolgimento del Paese, nonostante si tratti di un atto che vincolerà le politiche economiche e sociali per i prossimi 7 anni all’insegna di un ritorno alle ricette dell’austerità, quantificabile in 13 miliardi di tagli ogni anno, secondo quanto definito dal nuovo Patto di stabilità approvato in Europa anche dal governo italiano. Scelte coerenti perché aumentano le diseguaglianze.
7. Con queste premesse, la prossima legge di bilancio inaugurerà una lunga stagione di rigore e tagli alla sanità, a istruzione e ricerca, alla previdenza, ai contratti collettivi nazionali di lavoro pubblici, agli enti locali, agli investimenti.
Tutto ciò non è una prospettiva inevitabile, ma il risultato di una precisa scelta politica: quella di non toccare extraprofitti, profitti, rendite finanziare e immobiliari, grandi patrimoni, evasione fiscale e contributiva. E senza un progetto di politiche industriali che vincoli le imprese nazionali e multinazionali a produrre non solo profitto per sé e per gli azionisti, ma ricchezza per i lavoratori e per il paese. Emblematiche le politiche fiscali che si stanno portando avanti con il concordato preventivo, l’ennesimo condono tombale, la flat tax, la mancata restituzione del drenaggio fiscale a carico di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati sempre più tassati nonostante la brutale perdita di potere di acquisto subita in questi anni.
8. Per questo va rilanciata una proposta di riforma fiscale alternativa e fondata sui principi previsti dalla nostra Costituzione: progressività, equità, capacità contributiva, lotta serrata all’evasione, conferma delle misure sul cuneo fiscale e contributivo in scadenza, restituzione del fiscal drag, incremento delle imposte su profitti, rendite e grandi ricchezze.
In alternativa ad un’insostenibile riduzione della spesa pubblica che il Governo ha annunciato, serve aumentare il gettito fiscale per investire nel Servizio sanitario nazionale, nel welfare pubblico e universalistico, nell’istruzione, nel diritto allo studio, in ricerca e innovazione, nella riconversione ambientale e nella transizione digitale del nostro sistema produttivo, nella salvaguardia dell’occupazione e nella creazione di nuovo lavoro stabile, nella prevenzione e messa in sicurezza del territorio, in interventi a sostegno delle politiche abitative e alloggi universitari, nei rinnovi dei CCNL – a partire dalle risorse necessarie a garantire la tutela del potere di acquisto dei dipendenti pubblici per il triennio 2022/2024 – e nella piena rivalutazione degli assegni pensionistici.
9. Le rivendicazioni e mobilitazioni di questi mesi e delle prossime settimane, insieme al contrasto alle crisi industriali, alla difesa dell’occupazione e al rilancio delle politiche industriali e degli investimenti pubblici, vanno in questa direzione, e sono in perfetta coerenza con la battaglia referendaria che stiamo portando avanti e con il nostro impegno contro la follia della guerra e della strategia di riarmo. Così come è inaccettabile la destrutturazione del sistema di relazioni sindacali portata avanti dal governo con la negazione del principio di rappresentanza e il riconoscimento di interlocutori totalmente privi di rappresentatività. Anche per questo ribadiamo l’urgenza di una legge a sostegno della misurazione della rappresentanza e del salario minimo orario per dare sostegno alla contrattazione. È necessario rilanciare una vertenza generale sul salario e sul reddito, dare continuità al contrasto al lavoro sommerso, allo sfruttamento, al caporalato per restituire dignità al lavoro e per cambiare profondamente modello sociale e di impresa. Per questo la mobilitazione di ogni Categoria e di ogni territorio deve essere la mobilitazione di tutte e tutti. Come anche le vertenze aperte per il rinnovo dei Contratti nazionali. Le imprese hanno accumulato profitti, hanno ricevuto molte risorse senza vincoli, ed è giunta l’ora di aumentare i salari. Abbiamo bisogno di imprese capaci di uno sguardo lungo e di sistema, non ripiegate nella difesa di interessi a breve termine. Perché sono le lavoratrici e i lavoratori che creano la ricchezza.
10. L’Assemblea generale denuncia la necessità di affermare un nuovo modello di fare impresa che superi la logica della competizione al massimo ribasso, dei bassi salari, della precarietà, del subappalto, del lavoro nero. Per questo a Confindustria e a tutte le Associazioni imprenditoriali chiediamo un reale cambiamento, a partire dall’aumento del potere d’acquisto dei salari rinnovando i contratti nazionali di lavoro, investendo sulla formazione permanente per tutti in orario di lavoro, sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla stabilità e qualità del lavoro, fino a sancire un sistema di relazioni e di contrattazione collettiva, anche con un sostegno legislativo fondato sulla certificazione della rappresentanza, la validità erga omnes dei contratti nazionali di lavoro e la conseguente cancellazione dei contratti pirata, e sull’elezione delle Rsu ed Rls in tutti i luoghi di lavoro come condizione per estendere la contrattazione integrativa nei luoghi di lavoro.
11. L’Assemblea generale della Cgil impegna tutta l’Organizzazione nel dare pieno sostegno alle iniziative di mobilitazione e di lotta già programmate che hanno valenza generale e che dovranno vedere la partecipazione di tutte e tutti:
Altre iniziative sono in corso di definizione, tutte con la propria specificità, ma tutte collegate fra loro.
12. In questo contesto, l’Assemblea generale considera necessario che la mobilitazione arrivi fino allo sciopero generale e dà mandato alla Segreteria nazionale di verificare e definirne con le altre Organizzazioni sindacali confederali le modalità e i tempi, utili a contrastare le scelte del Governo in vista della manovra di bilancio, a sostegno delle proposte sindacali in materia di politiche economiche, sociali e fiscali, per un diverso modello sociale e di impresa, per difendere e rafforzare il sistema pubblico – dalle pensioni alla sanità, dall’istruzione a un piano straordinario di assunzioni – quali diritti permanenti e garantiti per tutte e tutti i cittadini, per nuove politiche industriali e di investimento ambientalmente e socialmente sostenibili, per un diverso sviluppo dei settori del turismo e del terziario, per la difesa dell’occupazione e il superamento della precarietà, per l’aumento del potere d’acquisto a partire dal rinnovo dei contratti, per la centralità, la dignità e la libertà del lavoro.
13. L’Assemblea generale dà inoltre mandato alla Segreteria – in vista del prossimo esecutivo della CES di metà ottobre – di proporre che la mobilitazione assuma una dimensione europea per contrastare le politiche di austerità.
14. Per la necessaria preparazione di questa fase straordinaria di mobilitazione fino allo sciopero generale e per coinvolgere il maggior numero possibile di lavoratrici e lavoratori, l’Assemblea generale della Cgil decide la programmazione, verificando anche la disponibilità della altre organizzazioni sindacali, di una campagna straordinaria di assemblee certificate in tutti i luoghi di lavoro e nelle leghe delle pensionate e dei pensionati, e di iniziative sul territorio per coinvolgere l’insieme del Paese.
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