Il governo e la maggioranza del Parlamento intervengono sulla materia in modo disorganico, dannoso e senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali
Il governo dice di voler migliorare dignità e qualità del lavoro per giovani, neet, donne, ma con questo provvedimento aumenta flessibilità e contratti poveri e di breve durata
PERCHÉ IL DDL LAVORO AUMENTA LA PRECARIETÀ
Consente di usare senza limiti e vincoli i contratti in somministrazione a tempo determinato e indeterminato, perché toglie molti “paletti”. Si escludono dal tetto del 30% i somministrati a tempo indeterminato assunti dalle agenzie per il lavoro e i somministrati per nuove attività, startup, attività stagionali, spettacoli, sostituzioni, over 50. Inoltre, non si applicano i limiti di durata e le causali per quelli a termine se disoccupati, svantaggiati e molto svantaggiati. Si tratta di una modifica grave e pericolosa che va a braccetto con l’estensione dei contratti a termine già introdotta dal governo nel decreto cosiddetto Lavoro (D.l.48/2023 convertito in L.85/2023). In pratica si permette alle aziende di costruire un serbatorio di attivazioni su cui scaricare flessibilità e discontinuità.
Estende l’uso dei contratti stagionali allargando le deroghe ai limiti di durata e causali. È un intervento che aggira la sentenza della Corte di cassazione n. 9243 del 2023 e amplia il perimetro stesso della stagionalità consentendone il ricorso anche per intensificazione dell’attività lavorativa ed esigenze tecnico-produttive. In pratica un contratto che può essere utilizzato in piena libertà a partire proprio dai settori dove la priorità è il contrasto alla irregolarità, alla bassa qualificazione, alle basse retribuzioni.
Estende la flat tax a quelli che vengono definiti contratti misti, annullando la clausola ostativa al regime forfettario come strumento di contrasto al ricorso al lavoro autonomo non genuino. Un intervento grave che incentiva forme ibride e indebolisce tutele e stabilità dei rapporti di lavoro.
Introduce un unico contratto di apprendistato duale, che prevede la possibilità di trasformare quello di primo livello in professionalizzante o di alta formazione e di ricerca e per la formazione professionale regionale. Si prolunga in questo modo la durata degli sgravi per le aziende ma soprattutto le condizioni retributive di ingresso per gli apprendisti e si conferma l’idea di un sistema di istruzione tutto funzionale al mercato del lavoro.
Equipara l’assenza ingiustificata del lavoratore alle dimissioni volontarie. Questa norma rischia di trasformare in dimissioni automatiche anche assenze che potrebbero non essere una scelta del lavoratore: non c’è nessuna garanzia per l’ispettorato del lavoro di accertare i fatti e la reale volontà del lavoratore.
Amplia la sospensione degli adempimenti tributari per i lavoratori autonomi per malattia o infortunio per i figli minorenni e per il parto, ma esclude dal beneficio lavoratrici e lavoratori autonomi non ordinisti o iscritti agli albi.
Il collegato lavoro non dà risposta ai part-time involontari, alla stabilità per i lavoratori a termine, somministrati e stagionali, al lavoro nero e irregolare, ai bisogni dei lavoratori autonomi con o senza partita Iva, nessuna eliminazione dei contratti più poveri e precari
PER IL LAVORO DIGNITOSO, STABILE, SICURO, TUTELATO
NO AL DDL COLLEGATO LAVORO
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Il filmato sul sit-in di protesta dell'8 ottobre, a Roma davanti al Pantheon, da parte di Cgil e Uil contro il Ddl Collegato Lavoro