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L’analisi della Cgil di Padova sui dati elaborati dal Servizio Fiscale Caaf Cgil su un campione di 40 mila dichiarazioni dei redditi

"Si confermano il gap salariale tra uomini e donne e che la provincia di Padova è divisa in tre con la Bassa Padovana più svantaggiata rispetto all'Alta e, soprattutto, a Padova e Cintura".

 Aldo Marturano: “Alcune considerazioni: Nella Bassa padovana, alcune spese come quelle mediche o per l’istruzione, non sono più considerate essenziali. L'alta padovana, sotto il profilo salariale, si dimostra molto meno ricca di come appare. Non solo esiste un consistente gap salariale tra uomini e donne, ma anche tra le stesse donne a seconda che risiedano a Padova e nei comuni della Cintura o nel resto della Provincia”

 Interessante e ricca di spunti, l'analisi che il Caaf Cgil di Padova ha potuto svolgere sulla base di un campione di 40 mila dichiarazioni dei redditi, per l'anno fiscale 2020, finora realizzate dal servizio fiscale del sindacato.

 “Ci siamo concentrati – dice Lisa Contegiacomo, AD del Caaf Cgil Padova – in particolare sull'analisi dei dati riguardanti la differenza salariale tra uomini e donne tra le varie zone della provincia, Bassa, Alta e Centro con quest'ultimo costituito da Padova e i Comuni che la circondano. Accanto a questo, abbiamo preso in considerazione quelle che sono le spese normalmente detraibili in sede di dichiarazione e anche in questo caso, nel confronto tra le aree della Provincia, ne sono usciti fuori dei dati interessanti”

  “Nel primo grafico – dice Lisa Contegiacomo – abbiamo la distribuzione dei lavoratori e pensionati nella provincia di Padova. Due i dati che emergono: che a Padova e cintura, il numero dei pensionati è superiore alla somma dei pensionati distribuiti tra Alta e Bassa Padovana e che nell'Alta Padovana il numero dei lavoratori è superiore al numero dei pensionati”.

 Graf.1

“Nel grafico n 2 abbiamo invece la dimostrazione plastica di come sia distribuito il reddito in base al territorio e al sesso. Se naturalmente, in tutta la provincia gli uomini dichiarano, in media, più delle donne (7.153 euro di differenza nella Bassa, 8.200 euro, circa, a Padova e Cintura e 7800 euro nell’Alta) quel che si conferma è la forte sperequazione reddituale tra le varie aree della provincia, in particolare per quel che riguarda gli uomini, che a Padova e Cintura guadagnano più di 4000 euro all’anno rispetto a coloro che risiedono nella Bassa Padovana (poco più di 2600 euro la differenza rispetto ai residenti nell’Alta)”.

 Graf.2

“Una differenza reddituale che viene confermata anche nel terzo grafico che mette a confronto la distribuzione del reddito nelle tre aree della provincia sia sotto il profilo del genere che di quello relativo alla propria condizione di lavoratrice/tore o pensionata/o. Un grafico che dimostra in maniera netta ed inequivocabile che Padova e Cintura hanno i redditi più alti mentre la Bassa padovana è l’area, a prescindere dal genere o se si lavora o si è in pensione, più svantaggiata di tutti. Accanto a questo, si evidenzia anche di come i redditi da lavoro dipendente o da pensione, anche nell’Alta, siano notevolmente inferiori rispetto a quelli goduti a Padova e dintorni”.

 Graf.3

“Nei grafici successivi ci si occupa di quali siano le spese sostenute e detratte da coloro che si sono rivolti al Caaf per la loro denuncia dei redditi. Nel grafico n 4, si prendono in considerazione solo i redditi dei lavoratori, in quanto riguardano le spese, in generale, destinate ai figli in giovane o giovanissima età, vale a dire le spese per gli asili nido, l'istruzione, lo sport e i trasporti. Come si può vedere, in generale, anche in questa particolare analisi emerge che la Bassa padovana è sempre ultima, se si esclude ciò che attiene alle spese per gli asili nidi che sebbene decisamente inferiori a quelle detratte dalle lavoratrici e lavoratori di Padova e Cintura è superiore rispetto all’Alta padovana. Se ci si sofferma nell'analisi, si può notare che anche le spese deducibili per i trasporti, sebbene le più basse nella provincia, lo sono di poco rispetto sia ad Alta (l'area dove si spende di più) che al Centro. Dati spiegabili con la loro inevitabilità, vale a dire che dove non è possibile non spendere la Bassa è in linea con le altre aree della Provincia, ma dove invece si può scegliere (se il denaro viene a mancare in famiglia, è inevitabile che a saltare siano le spese ritenute, a torto o a ragione, un “lusso” come l'iscrizione dei propri figli all'università o, a maggior ragione, a delle discipline sportive che comportano un esborso)”.

Graf.4

“Una tendenza dimostrata anche nel grafico numero 5, relativo alle spese detraibili riguardanti le assicurazioni, il recupero edilizio e i mutui dove la Bassa padovana è sempre ultima e ben distanziata rispetto a Centro e Alta”.

Graf.5

Un dato che emerge in maniera ancora più chiara ed inequivocabile per quel che riguarda le spese mediche (Graf. 6) che è possibile detrarre in sede di dichiarazione dei redditi. Nella Bassa padovana, sono il 61.98% dei lavoratori e pensionati lo ha fatto, contro il 70.56% di coloro che abitano nel Centro e il 67,66% dei residenti nell’Alta Padovana”.

Graf.6 

“Infine – conclude l'AD del Caaf Cgil Padova – l'ultimo grafico, il numero 7, riguardanti le spese funerarie sostenute nella nostra provincia nel 2020. Sostanzialmente, una ripartizione abbastanza uniforme, addirittura nella Bassa si è speso un po’ di più che nell’Alta (il 33% contro il 31%). A conferma che nelle spese inevitabili viene rispettata l’uniformità territoriale”.

 Graf.7

“Sono diversi gli elementi che emergono dall’analisi dei dati provenienti dal nostro Osservatorio – osserva Aldo Marturano, Segretario Generale della Cgil di Padova – e sicuramente il primo è quello riguardante il gap salariale tra uomini e donne. Ne esce fuori un dato piuttosto omogeneo: mediamente, sia a Padova e Cintura, sia in Alta che in Bassa Padovana, le donne hanno un reddito mediamente inferiore agli uomini di circa ottomila euro. Accanto a questo, l’altro elemento di discriminazione che emerge è quello relativo all’area di residenza: le donne che lavorano in Centro, denunciano redditi mediamente più alti di circa mille euro rispetto alle donne sia della Bassa che dell’Alta”.

 “Si badi bene e lo ripeto – puntualizza Marturano – sia della Bassa che dell’Alta padovana, con quest'ultima che, dai dati in nostro possesso, non è così “ricca” come invece solitamente appare nell’immaginario collettivo. Ma questo avviene perché chi si rivolge al Caaf Cgil, normalmente, ha redditi da lavoro dipendente o pensione. Insomma quel che emerge è la differenza tra profitto e salario e da questo punto di vista possiamo dire che le lavoratrici/tori e le pensionate/i dell’Alta padovana (al pari della Bassa) sono comunque svantaggiate/i rispetto a coloro che, nelle loro medesime condizioni, abitano a Padova o nei comuni della Cintura Urbana. Resta comunque un elemento su cui ragionare perché è la dimostrazione palese di come la ricchezza non venga distribuita”.

 “Infine, sotto il profilo dei redditi – dice Aldo Marturano – l’ultimo elemento che emerge, anche se in realtà è quello che spicca di più, è la povertà della Bassa rispetto sia al Centro che all’Alta. Un dato che non sorprende e di cui eravamo da lungo tempo a conoscenza ma che evidenzia una cosa: aver dichiarato, anni fa, la Bassa area di crisi non complessa non ha rappresentato certo una soluzione. È un'area che in questi anni ha visto aumentare la propria desertificazione e da cui molta gente se ne va. La novità è costituita dal fatto che per la prima volta, con il PNRR, ci sono le risorse per invertire la tendenza. Da questo punto di vista sarà importante prestare particolare attenzione affinché la loro distribuzione comprenda le aree più svantaggiate, a partire dalla Bassa".

 “Per quanto riguarda, invece, le spese – prosegue Marturano – colpisce, come nella Bassa, alcune di esse che potrebbero sembrare essenziali, come l'istruzione e le spese mediche, siano più basse rispetto al Centro e all’Alta e lo stesso discorso vale per quel che riguarda l'ambito delle spese per la casa. Il dato invece è più omogeneo per quel che riguarda le spese non rinviabili a partire dalle spese di trasporto e quelle funerarie”.

 “Discorso a parte – conclude Marturano – è quello relativo alle spese per gli asili che nella Bassa appaiono più alte che nell’Alta. Un dato che può essere interpretato in tanti modi: sicuramente il fatto che, per esempio, per due genitori che lavorano sia sostanzialmente una spesa obbligata non spiega perché ciò non avvenga anche nell'Alta dove, teoricamente, c’è più lavoro. Un'ipotesi può essere che con il Covid, molte famiglie non hanno potuto ricorrere all'aiuto dei nonni per badare ai propri figli e han dovuto rivolgersi maggiormente agli asili. Resta comunque, anche qui, la differenza abissale con quanto si spende nel Centro”. 

 

 

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