Significativo articolo oggi, uscito su il Mattino di Padova a firma di Riccardo Sandre, che rivela i risultati ottenuti dal Caaf Cgil Veneto, sulle simulazioni svolte su un campione di quasi centocinquantamila dichiarazioni dei redditi (146.898 per la precisione) se venissero applicate le nuove aliquote Irpef, come ipotizzate dal Governo, sulle lavoratrici e lavoratori veneti che si sono rivolti quest'anno per usufruire dei servizi fiscali della struttura della Cgil: ebbene, il risultato è inequivocabile: i tre quarti di loro verrebbero esclusi da miglioramenti significativi e ad essere più penalizzati - ancora una volta - sarebbero le lavoratrici e i giovani lavoratori.
A dirlo sono i numeri: 113.838 contribuenti risparmierebbero da zero (è il primo scaglione fino a 15mila euro e rappresenta il 25% del totale) o 10 euro lordi al mese (lo scaglione tra 15.000 e 28.000 euro, che rappresenta il 52% del totale). Il 77% dei lavoratori, quindi, non riceverebbe nulla o appena qualche briciola.
Se invece si considera l'elemento di genere e anagrafico, le cose vanno perfino peggio. L'87% delle donne lavoratrici (60.141) otterrebbe nulla o 10 euro lordi al mese. Uguale per il 91% dei giovani lavoratori (26. 231). I benefici, invece, finirebbero col concentrarsi sul terzo scaglione (da 28.000 a 50.000 euro) e sul quarto (sopra i 50.000 euro), che si vedrebbero ridurre le tasse da 300 a 420 euro all'anno. Si tratta di 21.301 lavoratori, il 64% dei quali è maschio e ha più di 35 anni. Insomma: finirebbero col beneficiarne chi sta meglio a danno di chi sta peggio.
«Si tratta dell'ennesimo colpo - sottolinea Christian Ferrari, segretario generale della Cgil Veneto - al principio di equità e giustizia fiscale, inferto attraverso la concentrazione delle risorse e dei benefici sui redditi più alti».
Ma non solo, è anche il tradimento di una promessa da parte del Governo: «perché si era impegnato a confrontarsi con il sindacato per decidere come calibrare questo intervento sul fisco, cosa che non ha fatto»
«Oltre a regalare un altro miliardo di euro alle imprese, con la riduzione dell'Irap, la tassa che finanzia la sanità pubblica, si taglia fuori dalla distribuzione delle risorse la grande parte del mondo del lavoro. Soprattutto le lavoratrici e i giovani. E pensare che, proprio per respingere le richieste che abbiamo avanzato con Cisl e Uil anche il 20 novembre in piazza Ferretto a Mestre, il Governo ci ha spiegato che bisogna pensare al futuro, alle donne e alle nuove generazioni. Di questo passo, quando la politica parlerà di diseguaglianze da ridurre non avrà più alcuna credibilità».
«Oltretutto – conclude Christian Ferrari – spendere ben 7 miliardi in questo modo non garantisce nemmeno il rilancio della domanda interna, cosa che invece avverrebbe destinando la riduzione fiscale sulle fasce popolari più deboli. In tante piazze italiane, le lavoratrici e i lavoratori hanno manifestato per pretendere dignità e diritti. Non ci resta che continuare la mobilitazione e rafforzare la lotta, vista la totale sordità di esecutivo e forze politiche».