“In qualità di RSU vorremmo segnalare la carenza di personale delle funzioni centrali: l’organico previsto dalle piante organiche è di 28 unità mentre ne sono attualmente assegnate solo 20 e nei prossimi mesi si ridurranno ulteriormente di 2 unità per pensionamenti”. Inizia così la lettera redatta martedì 15 febbraio dalle RSU Funzioni Centrali, Stefano Rossi della FP Cgil e Cinzia Sattin, della Cisl Fp, in risposta all’ispezione presso l’Area Sicurezza e Trattamentale della Casa di Reclusione di Padova svolta precedentemente dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (Ufficio PRAP)
Le RSU esprimono le proprie “perplessità” riguardo le osservazioni comunicate dall’ufficio PRAP, con una lettera del 17 dicembre 2021, laddove viene scritto che “il numero di funzionari giuridico-pedagogici dell’area è in linea con le direttive ministeriali e in rapporto alla popolazione detenuta presente connotata solo da soggetti con pena passata in giudicato di entità variabile”.
“Un’osservazione che ci lascia perplessi - dicono i due rappresentanti sindacali - dal momento che le piante organiche prevedono 10 funzionari giuridico pedagogici ma ne sono presenti solo 8 (compreso il Capoarea) poiché un’unità è in aspettativa da anni. Ricordiamo che i precedenti accordi sindacali prevedevano un educatore ogni 50 detenuti per le Case di Reclusione, oltre al capo area, e un educatore ogni 100 detenuti per le Case Circondariali, sempre oltre al capo area. Oggi sono presenti in istituto 578 detenuti, con un trend che segna un incremento costante, pertanto gli educatori dovrebbero essere 11/12. Vogliamo anche ricordare che prima del taglio delle piante organiche operate con la legge Madia, erano previsti 15 educatori per la Casa di Reclusione di Padova per una capienza regolamentare di 438 detenuti, un numero mai raggiunto neanche in tempi di Covid”
Infine le RSU hanno insistito con un problema che ormai ha raggiunto un carattere di cronicità presso la Casa di Reclusione di Padova, ossia la tipologia dei detenuti che vi vengono assegnati e che spesso e volentieri hanno una pena inferiore ai 5 anni, termine che dovrebbe fare da spartiacque per l’accesso nella struttura. “Si tratta di un problema più volte segnalato che ha un notevole effetto negativo sui percorsi e progetti educativi in essere all’interno della Casa di Reclusione: la tipologia costituita dai cosiddetti “detenuti dalle porte girevoli” non solo aggrava e inquina il lavoro essenziale del “trattamento” e osservazione del condannato ma comporta via via la depauperazione di risorse umane adatte a svolgere le attività trattamentali che caratterizzano questa reclusione. Con il risultato che iniziano a mancare le figure adatte alla formazione professionale, al lavoro nelle cooperative, alla scuola superiore e all’università. Una situazione che si trascina dall’estate scorsa che da risposta emergenziale è diventata sistematica. Da qui la conseguente richiesta di assegnare alla Casa di Reclusione detenuti con fine pena superiore almeno ai 3 anni se non fosse possibile a 5 anni, come previsto dalla normativa vigente”.
Si allegano le osservazioni sull’esito dell’attività ispettiva