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Quando un trasferimento significa licenziamento, il caso di un lavoratore alla Baap Bergamaschi di Caselle di Selvazzano. La denuncia della Filcams Cgil Padova

Filcams Cgil Padova: “Molto spesso i trasferimenti aziendali sono dei licenziamenti mascherati. Uno strumento lecito ma spesso usato in modo pretestuoso attraverso cui avviene la violazione dei diritti di lavoratrici e lavoratori”

“Questo l’ultimo caso: a fine aprile di quest’anno intercettiamo un lavoratore della Baap Bergamaschi di Caselle di Selvazzano, grande azienda del settore dei sistemi di sicurezza e antincendio per imprese, che lamenta disparità di trattamento con i colleghi e di aver subito contestazioni disciplinari. Naturalmente chiediamo subito un incontro con l’azienda, le cose sembrano andare meglio ma poi, come un fulmine a ciel sereno, il lavoratore subisce un’altra contestazione disciplinare per un semplice malinteso sulla concessione di alcuni giorni di ferie. Come Cgil Filcams assistiamo il lavoratore nelle sue giustificazioni che però risultano inutili e non gli evitano di subire una sanzione pesantissima: tre giorni di sospensione dal lavoro. Il lavoratore, sempre attraverso il sindacato, decide di ricorrere contro la sanzione ma l’azienda, informata della sua volontà di non abbassare la testa, decide di trasferirlo a Milano giustificando questo provvedimento con la necessità di utilizzare la sua professionalità presso quella sede. Ecco: questo è un perfetto esempio di quello che è un trasferimento ritorsivo, perché di questo si tratta, utile solo a costringere il lavoratore a dare le sue dimissioni. E tanti saluti ai suoi diritti.”

E’ arrabbiata Marquidas Moccia, Segretaria Generale della Filcams Cgil Padova, nel raccontare quella che purtroppo sta diventando sempre più di più una prassi tra tante aziende, in particolare quelle multilocalizzate, quando vogliono sbarazzarsi dei dipendenti poco inclini a subire passivamente le loro decisioni: “Naturalmente, noi impugneremo questo trasferimento ma questo genere di decisioni, nei fatti, sono difficilmente contestabili da parte del lavoratore perché le motivazioni che vengono adottate sono di tipo tecnico-organizzativo e spettano, totalmente, all’azienda. Se il datore di lavoro dice che le capacità di una lavoratrice o di un lavoratore servono a centinaia di chilometri dal suo luogo di residenza, è difficile dimostrare che ciò non sia vero e che il trasferimento è determinato solo da una volontà punitiva nei confronti del dipendente che magari contesta una sanzione disciplinare o l’atteggiamento espulsivo che subisce da parte dell’azienda”.

“Purtroppo – prosegue Marquidas Moccia – non è solo la Baap Bergamaschi che si comporta così, sono diverse le aziende che adottano le stesse modalità. Proprio poco tempo fa, in un’altra azienda del territorio, abbiamo assistito al trasferimento in altre sedi di lavoratrici e lavoratori che avevano in comune solo il fatto di essere iscritti alla Cgil e questo non è accettabile. Lo strumento dei trasferimenti è quindi molto importante per le aziende ma è anche molto pericoloso per le lavoratrici e i lavoratori. Per questo andrebbe imposto di utilizzarlo con cognizione e con motivazioni oggettive. Si aggiunga poi, che quando si decide di impugnare un trasferimento, gli unici luoghi deputati a deliberare sul provvedimento sono le aule dei tribunali. E lo sappiamo che i tempi della giustizia, nel nostro Paese, hanno una durata che non collima con la vita delle persone”.

“In definitiva – conclude la Segretaria Generale della Filcams Cgil – i trasferimenti, per quanto siano uno strumento assolutamente lecito, sono un’arma potentissima nelle mani delle aziende e, di fatto, spessissimo, sono dei licenziamenti mascherati che accompagnano alla porta i lavoratori mettendoli nelle condizioni di non poter più prestare la propria opera all’interno di quella azienda. E questo avviene perché certi trasferimenti non sono umanamente sostenibili, a livello personale, familiare e alle volte anche economico, soprattutto se il lavoratore ha un contratto part-time. In questo caso, possiamo dire che il licenziamento è praticamente automatico. Ecco perché quando ci sono dei trasferimenti assistiamo a due atteggiamenti opposti: da un lato, le aziende, proprio per evitare tali impugnazioni, assumono un atteggiamento molto conciliativo verso l’ipotesi di un’uscita concordata dal lavoro da parte del dipendente oggetto di trasferimento. Mentre, dall’altro lato, sono parecchi i casi di lavoratrici e lavoratori che vivono i trasferimenti con un’ansia e uno stress che spesso li porta ad ammalarsi e a sviluppare delle patologie psico-fisiche. Sono le due facce della stessa medaglia.”

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