Dal 7 dicembre è iniziata la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei Consorzi di Bonifica. Ci sono tanti aspetti da affrontare, innanzitutto la questione salariale, decisiva in tempi in cui l'inflazione sta erodendo pesantemente il potere d'acquisto di lavoratrici e lavoratori. Ma anche il riordino della classificazione del personale, per valorizzare le professionalità presenti, senza la necessità di ricorrere all’appalto anche per lavori di ordinaria amministrazione. Inoltre, è necessario un maggior protagonismo delle Rappresentanze sindacali aziendali.
A guardare la situazione dei Consorzi padovani e veneti, emergono anche altri problemi, per esempio la questione di genere e il trattamento riservato al personale stagionale.
"Se prendiamo il caso del Consorzio di Bonifica Brenta - dichiara Simonetta Borghi, della Flai Cgil Padova - è escluso dalla fruizione del pasto presso esercizi convenzionati il personale avventizio. Si tratta di una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato che noi consideriamo profondamente sbagliata. Parliamo di ben 58 lavoratori su 158, che operano solitamente dalla primavera all'autunno. Queste persone devono arrangiarsi completamente a loro spese, portandosi da mangiare da casa, e consumare il pranzo seduti per terra o sui sedili delle loro auto. Non c'è nulla di dignitoso in tutto questo. E come se ciò non bastasse, subiscono anche un altro disagio: l'attrezzatura necessaria al lavoro è completamente affidata a loro. La devono custodire nella loro automobile dal lunedì al venerdì, portandosela anche a casa, perché non esistono strutture idonee nei pressi dei luoghi in cui lavorano. A queste condizioni fanno molta fatica a opporsi, a causa della loro scarsa forza contrattuale. Lo stesso strumento dello sciopero è difficilmente utilizzabile, visto che non possono perdere giorni lavorativi, altrimenti metterebbero a rischio l'indennità di disoccupazione cui hanno diritto nei periodi di non attività. Per quanto riguarda invece i lavoratori a tempo indeterminato, ricevono ticket differenziati in base alla residenza: 6 euro se distano fino a 7 chilometri, 8 euro se distano più di 7 chilometri. Anche questa differenziazione non sembra molto sensata”.
"C'è poi una questione di genere - prosegue la sindacalista - evidentissima. Sempre rimanendo sul Consorzio Brenta, tra Consiglio di amministrazione e Assemblea si contano 28 componenti. Ebbene, non c'è (né tra gli eletti né tra i nominati) neppure una donna. E non è un unicum; nessuna donna nemmeno nel Consorzio Adige Euganeo e Bacchiglione. Negli altri Consorzi la presenza femminile è minima, non solo in Cda e Assemblee, ma anche tra direttori di settore e capi operai, ad ampia prevalenza maschile”.
"Come sindacato - conclude Simonetta Borghi - riconosciamo sicuramente il ruolo importante che i Consorzi svolgono in Veneto, con una efficienza ben superiore ad altre regioni italiane, dove ci sono problemi molto più gravi. Ma le questioni che solleviamo non sono per nulla trascurabili. Oltretutto, sarebbe necessario un maggior coordinamento tra i diversi enti e un'omogeneità di trattamento per i lavoratori, mentre fino ad oggi ogni Consorzio fa storia a sé".