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Il difficile autunno della sanità padovana: Covid, carenza di personale e bassi stipendi. Il grido d’allarme della FP Cgil Padova

Ampio spazio stamane su il Mattino di Padova sui nodi che presenta la sanità padovana, in particolare l’Usl 6 Euganea, alla vigilia di un autunno che si preannuncia difficile per tutti. Alessandra Stivali, Segretaria Generale della FP Cgil Padova, e Raffaela Megna, Segretaria Provincia Fp Cgil Padova, spiegano in particolare quali sono le criticità che vive il personale sanitario della città del Santo, a partire dal livello degli stipendi che risulta essere il più basso tra le Usl del Veneto. Accanto a questo resta la grande carenza di personale, ravvisabile un po’ in tutto il territorio, non solo per quel che riguarda infermieri ed Oss ma anche tecnici di laboratorio e amministrativi. Il tutto dopo due anni terribili, segnati dalla pandemia, al termine dei quali (“ma è davvero finita?”, chiedono le due sindacaliste) si è registrato, tra il personale sanitario, un notevole aumento delle malattie professionali e legate allo stress determinato dagli eccessivi carichi di lavoro. Qui di seguito l’articolo.  

Di Simonetta Zanetti

Servono risorse: per assumere lavoratori e pagare adeguatamente quelli che ci sono, che durante l'estate hanno saltato i riposi per garantire il servizio e che sempre più spesso, sviluppano malattie professionali. E per tutti questi motivi, se ne vanno a lavorare in Usl più remunerative. Dopo un'estate difficile, scandita da una serie di difficoltà, la Cgil Fp lancia un allarme in vista di un autunno carico di incertezze, dall'andamento del Covid alle ricadute sociali di questa crisi dalle mille sfaccettature.

IL NODO DELLA PRODUTTIVITÀ

La parte del salario affidata alla contrattazione è da sempre una delle battaglie sindacali. E se qualcosa si è mosso, faticosamente, sul fronte della dirigenza medica, il comparto è ancora al palo: la produttività annua nel Padovano per il comparto, in Azienda Ospedale Università è di 3.349 euro lordi pro capite, mentre quella dell'Euganea vale 3.080 euro. «Sono tra le più basse del Veneto» sostiene Alessandra Stivali segretaria generale Fp Cgil di Padova «e le aziende non hanno la possibilità di aumentarli. Questa è una partita che riguarda la Regione, che si è limitata ad attivare il decreto Calabria, che pure fa un riparto sulla fotografia del 2018, quindi al ribasso per Padova. Noi lottiamo per arrivare a una perequazione tra le aziende del territorio, ma se tutto va bene ci vorranno almeno quattro anni». Se è vero che le aziende sanitarie padovane sono ambite per le competenze, è ugualmente vero che la questione economica resta centrale e nel migliore dei casi diventa fonte di un importante turnover, mentre nel peggiore non consente di trovare il personale necessario alla copertura dei servizi: «La questione economica è importante per trovare personale» conferma Raffaela Megna della segreteria provinciale della Fp Cigl «ad esempio, un infermiere che lavora al pronto soccorso di un ospedale dell'Usl 3 guadagna in media 1.900 euro al mese, mentre uno che lavora nello stesso ruolo all'Euganea, ne prende circa 1.700. Ecco perché i fondi per la produttività sono fondamentali per tenersi i lavoratori». Per Stivali e Megna «serve quindi un'azione a 360 gradi per incrementare velocemente le retribuzioni, perché con le competenze e le soddisfazioni professionali non si pagano le bollette». In questo scenario, per una serie di motivi, spiega Stivali, dall'inizio dell'anno «sono un centinaio i lavoratori che se ne sono andati dall'Azienda di via Giustiniani».

LE CRITICITA'

La prima difficoltà è legata al Covid: «Siamo sicuri che sia finito e che non ne dobbiamo più parlare?» chiedono le due esponenti della Cgil Fp. «Ci fa molto piacere che l'Azienda abbia varato il piano per le pandemie, è una cosa importante, ma bisogna considerare anche che, se il personale non resta, si va in grande difficoltà». In uno scenario di fatica crescente, spiegano, aumentano le richieste - ma soprattutto i riconoscimenti - delle malattie stress correlate, riconducibili all'aumento del lavoro: «Tra il 2020 e il 2021 abbiamo visto riconosciute 50 malattie professionali» sostiene Stivali «mentre nel 2022 abbiamo presentato già 20 domande e altre consulenze sono in corso». Da qui si arriva al nodo principale, ovvero il problema del personale: «Su una graduatoria di 170 infermieri, all'Euganea ne sono stati assunti circa settanta» dice Megna «gli altri non si sono presentati. Questo, quando a suo tempo avevamo denunciato la mancanza di 300 infermieri nelle nostre strutture. Il lavoro in più è stato coperto, ancora una volta, saltando i riposi e con l'aumento degli straordinari». Il problema del personale non si ferma tuttavia alla nota penuria di infermieri: «Mancano 20 tecnici di laboratorio» prosegue Megna «figure strategiche per garantire le urgenze negli ospedali. Ne sono stati assunti 3-4 e per il resto sono rimasti buchi organizzativi. In particolare difficoltà, in questo momento gli ospedali di Camposampiero e Piove di Sacco». Su questo fronte il sindacato sta lavorando a un accordo decentrato proprio per prevedere incentivi economici a sostegno delle professionalità in grande difficoltà: oltre ai tecnici di laboratorio, operatori sociosanitari e amministrativi. Un accordo per le incentivazioni sul disagio è stato firmato in agosto dalle sigle sindacali che si occupano di Azienda e Iov e prevede gettoni per gli oss - 60 euro per i turni diurni e 100 per quelli notturni - e per gli infermieri (rispettivamente 70 e 120 euro). Non finisce qui: tra le criticità segnalate dalla Cgil Fp «la riduzione di una sessantina di posti letto all'ospedale di Cittadella per far fronte alle sospensioni e l'alto afflusso di anziani a Schiavonia che talvolta non trovano posto nella geriatria», per non parlare «dell'appalto sui codici bianchi dei pronto soccorso. Questi servizi rientreranno? Solo se torneremo ad essere attrattivi» commenta Megna. Da qui la sollecitazione del sindacato a intervenire rapidamente sui fronti accessibili: assumendo subito gli oss in graduatoria, con 30 posti di turnover all'Usl e 20 in Azienda, «ma anche assistenti sociali e ostetriche» perché «serve uno sforzo immediato per il personale che possiamo trovare e poi bisognerà ragionare sull'extra turnover se non vogliamo che si creino buchi nei servizi» dicono le sindacaliste «ci attende un autunno il cui l'attenzione alla sanità deve essere altissima. Malgrado la crisi indotta a dall'aumento dei costi non si possono ridurre i servizi, anzi quelli sul territorio saranno fondamentali per intercettare il malessere delle persone». 

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