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Azienda Ospedale Università di Padova, la denuncia della FP Cgil Padova: “Le lavoratrici sono due terzi del personale ma guadagnano meno degli uomini. Intervenga la Regione!”

Articolo de il Mattino di Padova a firma di Simonetta Zanetti sulla paradossale situazione venutasi a creare nell’azienda Ospedale Università di Padova e fotografata dai dati del Rapporto diffuso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che esamina la situazione del suo personale. Ebbene, quel che emerge è che oltre ad esserci una discrepanza stipendiale negativa rispetto alle altre strutture ospedaliere delle aziende del resto del Veneto, qui a Padova, sempre sotto il profilo economico, si consuma un'ulteriore disuguaglianza a sfavore del genere femminile. Naturalmente, si tratta di una disparità non dovuta alle regole d’ingaggio, chiaramente le stesse a prescindere dal genere, bensì alla gestione del tempo lavorativo. Il paradosso è dovuto al fatto che l’Azienda Ospedale Università di Padova è sostanzialmente un’azienda rosa, composta (al 31 dicembre 2021) per oltre due terzi da donne, dato che le lavoratrici sono 4570 contro i 1565 lavoratori (6135 dipendenti i dipendenti in totale).

“Si tratta – interviene Alessandra Stivali, segretaria generale Fp Cgil di Padova – della prova evidente di criticità che partono da lontano ed è un peccato viste le straordinarie potenzialità di questa Azienda. La verità è che la politica regionale dovrebbe cominciare a riflettere sul serio su come valorizzare un ospedale che non è parificabile agli altri, che per direttive ministeriali è un hub di terzo livello, un riferimento regionale e interregionale con alcune specialistiche di livello nazionale. Qui invece permane un problema di valorizzazione dell'elemento economico e professionale. Quello che ha fatto la Regione fino ad ora non è sufficiente. Ad esempio, c'è il grande tema delle progressioni economiche orizzontali per infermieri e operatori sociosanitari: ci sono persone che sono assunte da quindici anni e sono ancora ferme al livello retributivo d'ingresso. Naturalmente questo è un nodo dovuto alla scarsità di risorse, sempre con l’identico problema dovuto al fatto che il fondo contrattuale è lo stesso della produttività con il risultato che a Padova si resta al palo perché non è abbastanza capiente per tutto”.

“In media – si aggiunge Alfredo Sbucafratta, funzionario della Fp Cgil Padova – infermieri, tecnici sanitari e amministrativi in categoria D guadagnano 27.147 euro lordi l'anno. Un dato che tuttavia varia a seconda del genere con la retribuzione maschile che arriva a 28.025 euro annui (lordi), mentre è di 26.912 euro se si tratta di una donna. Nel dettaglio, la retribuzione mensile vede un assegno netto di circa 1.573 euro per gli uomini e 1.511 per le donne. Una differenza che si conferma anche nelle retribuzioni degli operatori sociosanitari con stipendi medi annui di 23.348 euro per gli uomini e 21.841 per le donne che, nella busta mensile diventano, mediamente e rispettivamente 1.347 euro netti per l'uomo e 1.260 per la donna. Non solo: considerando le 532 uscite del 2021, le dimissioni sono state 220, 34 di uomini e donne con figli al di sotto dei 3 anni; 157 dimissionari erano donne”. “

“La differenza a sfavore delle donne è causata sostanzialmente da un maggior accesso al part-time e all'aspettativa per maternità – spiega Sbucafratta – e a questo si aggiunge il fatto che una volta la mobilità consentiva di avvicinarsi a casa senza perdere la progressione maturata, ora invece gli spostamenti avvengono solo attraverso i concorsi. Pertanto, ogni volta che qualcuno si avvicina a casa deve ripartire da zero con l'anzianità”.

“A questo punto – interviene nuovamente Alessandra Stivali – la speranza è che il nuovo contratto di lavoro dia maggiori opportunità di trattativa di secondo livello consentendo di dare un imprinting sulla valorizzazione del personale. Ma non possiamo non tenere conto che il part-time non può essere l'unica soluzione per la gestione della vita familiare, né un istituto cui accedono solo le donne. Servono azioni su politiche familiari compresi i caregiver, compito anche questo che ricade sempre sostanzialmente sulle donne. Per questo il part-time andrebbe pagato di più o andrebbero previste indennità sostitutive. Farsi carico di un soggetto fragile è un lavoro che va gestito con soluzioni strutturali in cui rientra anche la riorganizzazione della turnistica, soprattutto su servizi H24, per agevolare la gestione familiare. Accanto a questo, nel caso di Padova, va potenziato anche il salario accessorio: l'eccellenza va quantificata con l'adeguamento degli stipendi o con aggiunta di personale. Anche per questo i fondi regionali triennali vanno sbloccati e resi stabili”.

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