“Sono una femminista che ama gli uomini, perché so che nessuno è violento per natura. Ma se gli uomini vogliono essere nostri alleati, devono rinunciare a parte del loro potere". Victoire Tuaillon
“Vorremmo partire da questa citazione per lanciare una campagna mediatica che favorisca il cambiamento culturale, tanto citato quanto poco praticato.
Parliamo di femminicidio e non di omicidio perché la dinamica di un uomo che ammazza una donna che sfugge al suo controllo è una dinamica specifica, non un fatto isolato e neanche un raptus di follia, come spesso, ancora oggi, leggiamo sui media.
Il femminicidio e in generale la violenza di genere e le discriminazioni hanno a che fare con la struttura di potere, una costruzione culturale solida che è radicata nelle società patriarcali. Siamo inseriti tutti in questa cultura ed infatti le narrazioni di queste tragedie grondano pregiudizi che contribuiscono a discolpare l’autore del reato e a colpevolizzare invece le vittime rendendo invisibili le violenze che sempre si protraggono da molto tempo, prima dell’epilogo del femminicidio. Pensiamo a Giulia Cecchettin, alle pressioni, allo stalking che subiva da mesi. E al quadro che sta emergendo sulla relazione tra Giada Zanola e il suo omicida.
Come Cgil Cisl e Uil siamo impegnate unitariamente da anni per decostruire questa narrazione e puntare la luce sulla reale natura della violenza delle donne, ovvero sul potere e sul privilegio maschile. I dati sono aberranti: nella nostra provincia a Padova, solo negli ultimi 6 mesi, sono state brutalmente ammazzate Giulia Cecchettin, Sara Buratin e ora Giada Zanola.
Chiediamo a gran voce che anche i media si impegnino nel rendere giustizia alle vittime utilizzando un linguaggio corretto, evitando di romanticizzare il gesto dell’uomo, restituendo la rilevanza politica al fatto.
Perché è innegabile che le responsabilità politiche ci sono tutte: stiamo assistendo ad una mattanza di donne ed è inaccettabile il silenzio assordante delle istituzioni che nei fatti non affrontano il problema, né alla radice, né in modo strutturato. Come dice Tuaillon, ‘Il primo passo che dobbiamo fare è riconoscere che esista una dominazione maschile. Quello successivo è metterla in crisi’.
Si mettano fondi adeguati sul sistema scolastico per realizzare il progetto 0-6 e permettere a tutti i bambini di frequentare le comunità educanti dei nidi e delle materne. Comunità inclusive che fin da piccoli educhino alla parità. Ma per fare questo serve più welfare pubblico, non meno. Più servizi che liberino le donne dal lavoro di cura gratuito e portino a realizzarsi a prescindere dalla famiglia, con una reale autonomia economica. È necessario che l’educazione all’affettività diventi materia obbligatoria a scuola e che il confronto sia costante. Bisogna sostenere i Centri Antiviolenza con fondi strutturali e non lasciarli in balia di finanziamenti annuali.
Servono anni per cambiare la cultura di un Paese, ma se mai si comincia, mai si arriva. Ora servono fatti, non vogliamo piangere altre vittime di femminicidio, non possiamo più sopportare lo strazio dei loro bambini orfani due volte e senza alcuna protezione.
Citando Gino Cecchettin, continuiamo a fare rumore”.
Per la Cgil di Padova Marianna Cestaro
Per la Cisl di Padova e Rovigo Stefania Botton
Per la Uil del Veneto Paola Pomarico