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Casa di Reclusione di Padova: la denuncia della FP Cgil

Dichiarazione di Gianpietro Pegoraro, Coordinatore Fp Cgil Veneto Polizia Penitenziaria e Alessandra Stivali, Segretaria Generale Fp Cgil Padova

La FP CGIL denuncia la grave situazione in cui si trova il personale di polizia penitenziaria della Casa di Reclusione di Padova, a cui manca nell'organico ben 54 unità. Una situazione critica che accade seppur all'interno del predetto Istituto vi sia un alto numero di detenuti che partecipano al trattamento (si parla di una cifra intorno al 90%) grazie alla gran opera svolta da tutto il mondo del volontariato e delle cooperative, dai pochi educatori e dalla polizia penitenziaria, che contribuisce con il proprio lavoro e impegno sociale nell'assicurare sicurezza e, per chi esce, nel dare la speranza d'inserimento all'interno della società e di non commettere reati.

Oltre alla mancanza di personale di polizia penitenziaria si deve aggiungere anche il periodo di pandemia che ha colpito e colpisce sia il risicato personale che i detenuti, nonostante siano stati vaccinati. Predetta situazione ha ripercussioni negative sui diritti soggettivi di chi svolge il servizio di sicurezza. Le difficoltà maggiori, il personale le deve affrontare quando si verificano casi di piantonamento ospedaliero di detenuti, operazione che comporta in alcuni casi, al fine di garantire il ricovero e la sicurezza della popolazione, la soppressione di alcuni posti di servizio, maggior carico di lavoro e maggior responsabilità per chi rimane. Succede anche che in alcuni casi più estremi, venga anche revocato il riposo settimanale alla guardia penitenziaria.

L'integrazione delle unità mancanti alla reclusione è bloccata da una Legge del 2015, Madia, che stabilisce, a livello Distrettuale (Triveneto), un certo numero di unità oltre alle quali la dotazione organica risulta essere completa e ciò vale nonostante il numero dei detenuti risulti in aumento. Ad aggravare poi la situazione della Casa di Reclusione di Padova è la mancata applicazione, da parte dell'Amministrazione Penitenziaria. della legge in materia di differenziazione dei circuiti di sicurezza, associando al suddetto Istituto anche detenuti che non hanno pene definitive oltre i 7 anni o che ancora sono in attesa di giudizio. Detenuti questi, seppur seguiti dal personale educativo e dalle guardie penitenziarie, che creano non pochi problemi. Ad esempio, molti fra essi hanno problemi psichiatrici oppure, perché extracomunitari, non riescono a comunicare con il personale senza contare la loro paura di essere espulsi.

Come FP CGIL facciamo appello a tutte le forze politiche per un impegno a rivedere e superare la Legge Madia del 2015 affinché non venga più applicata al personale che espleta compiti di sicurezza, come la polizia penitenziaria. Ciò per evitare di dover ricorrere, da parte della Direzione patavina, alla revoca dei riposi settimanali al personale, per ragioni inderogabili di servizio, oppure sovraccaricare di responsabilità quel personale che deve ricoprire ben due posti di servizio al fine di garantire i diritti alla popolazione detenuta. Chiediamo anche l'applicazione della vigente normativa riguardante i circuiti di differenziazione dei detenuti, situazione questa sempre bypassata dall'Amministrazione per diversi motivi, ma che se applicata offre maggiori garanzie sia sul piano della sicurezza che sul piano dei trattamenti, agevolando il compito di quei pochi operatori presenti all'interno dell'Istituto patavino.

Riteniamo giusto rivolgere un appello alle forze politiche, al volontariato e alle organizzazioni sindacali affinché affrontino una revisione della legge 81/14 (chiusura degli O.P.G.), seppur approvata con un forte ritardo rispetto alla legge in materia di chiusura dei manicomi. Riteniamo che vada migliorata poiché così com'è stata approvata non sta risolvendo nessun problema e si continua a usare il carcere come discarica sociale. Questo perché pensiamo che le persone che presentano problemi psichiatrici debbano essere curate in apposite strutture sanitarie che non siano sempre, solo ed esclusivamente il carcere.

Si allega l'articolo sul tema de il Mattino di Padova

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