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Lavoro: 128 mila padovani con il CCNL scaduto

Vigilanza, chimici, sociale: sono solo alcune delle categorie che aspettano, anche da anni, il rinnovo. Il sindacato mobilitato

Contratti di lavoro scaduti e caro-prezzi. Primavera calda per 128 mila lavoratori

Una prima pagina dedicata al tema dei rinnovi dei contratti nazionali, quella dedicata nella domenica di Pasqua dal Mattino di Padova che con un articolo di Manuel Trevisan ha approfondito una materia che coinvolge – secondo le stime del Sole 24 ore – il 59% dei lavoratori dipendenti, circa 7,7 milioni di donne e uomini. Nella Provincia di Padova, calcola il Mattino, dovrebbero essere almeno 128 mila i padovani con il Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) scaduto.

Questo significa – prosegue l’articolo – stipendi bloccati nonostante i rincari diffusi. E se per alcune categorie il rinnovo è imminente, per altre il traguardo sembra essere ancora lontano. Il problema ha ricadute concrete anche sul territorio soprattutto a fronte dell'aumento delle bollette da una parte e dei prezzi dei prodotti al consumo dall'altro, con un'inflazione che a Padova si attesta al 7,4% (ultimi dati del Comune), con un punto in più rispetto alla media nazionale. Lavorare senza un Contratto nazionale riconosciuto dai sindacati confederali, comporta un danno concreto per i lavoratori: non solo non viene redistribuita la ricchezza prodotta, ma i salari pesano meno per effetto dell'inflazione che riduce la capacità di spesa di operai, tecnici ed impiegati. Si capisce, quindi, come il rinnovo del Ccnl diventi urgente. Nel corso delle prossime settimane mobilitazioni e scioperi riscalderanno il clima del territorio. Ma andiamo con ordine e analizziamo i numeri dei lavoratori padovani privi di contratto relativi alle diverse categorie produttive, che restituiscono una geografia più precisa del problema del mancato rinnovo.

Il settore che interessa il maggior numero di lavoratori nel Padovano è quello del terziario, turismo e servizi: ben 90mila lavoratori. Dei 24 contratti riconosciuti a livello nazionale solo 3 sono stati fino ad ora rinnovati. Di quelli non rinnovati molti sono scaduti da diversi anni.

Vigilanza Privata

Il caso più eclatante è quello della vigilanza privata, scaduto da ben sette anni; un migliaio di persone «Sono lavoratori che in pandemia sono stati definiti essenziali e che hanno fatto uno sforzo non indifferente» spiega Marquidas Moccia, segretaria generale della Filcams Cgil Padova «Oggi sono stremati: fanno un mestiere complicato, in cui ci sono molte responsabilità, ma non riconosciute. Proprio per questa condizione di precarietà, molti lavoratori del settore terziario, turismo e servizi si stanno dimettendo volontariamente».

Trasporti

Non tanto meglio va nel settore dei trasporti. A Padova c'è infatti il problema noto di BusItalia, azienda che fatica a reperire personale, complice anche il fatto che il contratto autoferrotranvieri - quello dei circa 800 dipendenti padovani di Bus Italia - è scaduto dal 2017. A questi vanno aggiunti molti dei 300 dipendenti di aziende private che lavorano in appalto per il servizio di trasporto pubblico. Per questo, i sindacati hanno proclamato uno sciopero nazionale il 30 maggio prossimo, che comprometterà il consueto servizio di trasporto pubblico del Padovano. «Non si tratta di uno sciopero che garantisce alcune fasce orarie, ma di uno sciopero totale. Saranno assicurati, sulla base delle indicazioni della prefettura, solo i servizi minimi, come il bus per l'ospedale» spiega il segretario provinciale della Filt Cgil Padova Andrea Rizzo «Se siamo arrivati a una decisione di questo tipo vuol dire che la misura è davvero colma. Le trattative sono in continua rottura da anni e non si arriva a un punto di incontro per il rinnovo. Una problematica che in chiave futura va tenuta in considerazione. Parliamo, infatti, di un settore caratterizzato da un calo di lavoratori non indifferente. E il caso padovano di Bus Italia lo dimostra ampiamente. Questo perché i contratti sono fermi da anni: parliamo di lavoratori che guadagnano 1.200 euro al mese, che lavorano sabati e domeniche, in condizioni di grande stress. Contratti, quindi, estremamente precari. Ecco perché molti lavoratori di questo settore si stanno licenziando. Solo nell'ultima settimana sono stati due i dipendenti di BusItalia che hanno lasciato».

Istruzione e ricerca

Un altro settore produttivo che in pandemia ha giocato un ruolo centrale ma che fatica a vedere riconosciuti diritti e tutele è quello dell'istruzione e ricerca. A Padova, tra dipendenti di scuola statale, università, mondo della ricerca e conservatorio si contano 20.950 lavoratori con Ccnl scaduto nel 2018. E una prospettiva futura ancora non si riesce a vedere, come spiega la segretaria generale Flc Cgil Padova, Mara Patella. «Abbiamo presentato diverse proposte a seguito del confronto con i lavoratori e le lavoratrici. Si potrebbe arrivare a un bel rinnovo, che riconoscerebbe gli sforzi fatti da queste persone in un momento storico difficilissimo. Invece, riceviamo proposte senza confronto alcuno con il sindacato».

In via di rinnovo

Ci sono, poi, settori con Ccnl scaduti che sono in fase di trattativa e che nel corso delle prossime settimane potrebbero arrivare al rinnovo. Come quello del privato sociale che a Padova conta all'incirca 3.700 lavoratori, in particolar modo operatori sociosanitari. Sulla strada del rinnovo sono anche i 4mila lavoratori padovani del settore dell'energia-petrolio, elettrico e gas-acqua, seguiti dalla Filctem Cgil Padova. In entrambi i casi le piattaforme contrattuali sono già state presentate e sono iniziati gli incontri con i rappresentanti delle associazioni di categoria. «Anche per il settore alimentare, che comprende nel Padovano circa 7.900 lavoratori, si è aperto un tavolo di trattativa. Per questo settore molto complesso il 2022 rappresenta una fase di rinnovi» spiega infine il segretario generale Flai Cgil Padova, Giovanni Acco.

I contratti pirata

Quando si parla di Contratti collettivi nazionali di lavoro non si parla sempre di tutele e diritti garantiti. In questi anni si è assistito, infatti, al proliferale dei cosiddetti «contratti pirata», come spiega Marika Damiani, della segreteria della Fp Cgil Padova. «Si tratta di contratti che sono sottoscritti da sindacati con un bassissimo tasso di iscritti e rappresentatività e che, proprio per questo, hanno portato alla riduzione di diritti e del salario di un notevole numero di lavoratori. Nel privato sociale, ad esempio, ci sono ben 27 contratti pirata sui 47 contratti nazionali». -

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