Una mattinata ad alta tensione, quella di ieri, nel cantiere sito al Portello tra via Belzoni e via Sant’Eufemia, dove sorgerà l’ennesimo studentato privato in città e dove tre operai edili di origine egiziana, al culmine di una situazione che si protrae da parecchi mesi, hanno deciso di salire sulla maxi gru che sovrasta il cantiere con la promessa di non scendere finché non fossero stati versati loro gli stipendi che avanzavano. Immediato l’intervento della polizia, dei vigili urbani e del fuoco, nonché della Fillea Cgil Padova, che con il Segretario Generale Gianluca Badoer, la Segretaria Provinciale Barbara Schiavo e il funzionario Antonio Alaia, si è precipitata al cantiere appena avvisata della situazione venutasi a creare.
Un cantiere da mesi sotto osservazione e davanti al quale, a mezzogiorno, ci sarebbe dovuti essere un presidio e una conferenza stampa per denunciare l’insostenibile situazione venutasi a creare all’interno. Ma, a inizio mattinata la situazione è precipitata perché ai lavoratori è stato intimato di lasciare i loro alloggi (ricavati in casette/container all’interno dello stesso cantiere) e lasciare il posto di lavoro. Questo ha scatenato la reazione dei lavoratori e tre di loro sono quindi saliti a più di 40 metri di altezza.
“La situazione – dice Barbara Schiavo della Fillea Cgil Padova – è letteralmente esplosa perché i lavoratori, per rivendicare le retribuzioni non saldate e il mancato rispetto del CCNL Edilizia, sono saliti su una gru. Vanno capiti: le loro condizioni di lavoro e di vita non sono dignitose. Vivono in container adibiti ad alloggi, del tutto fuori regola, dove dormono e consumano i loro pasti, rigorosamente comprati a loro spese perché per loro non sono previsti buoni pasto. Si aggiunga che non sono stati registrati a Padova, come prevede il Testo unico sull’immigrazione, cosa che a molti di loro avrebbe fatto comodo per il rinnovo del permesso di soggiorno”.
“Anche sotto il profilo della sicurezza – aggiunge la sindacalista – la situazione lascia a desiderare se consideriamo che si tratti di lavoratori in larga parte egiziani, e poi marocchini e dell’Africa sub-sahariana, che conoscono pochissimo l’italiano. In realtà, solo due di loro lo capiscono e lo parlano in modo accettabile e quindi ci chiediamo come possano aver seguito i corsi di formazione in materia di sicurezza se non capiscono l’italiano”.
“Si tratta – dice il Segretario Generale della Fillea Cgil, Gianluca Badoer – di un gesto di disperazione dettato dalla giungla che si crea con la liberalizzazione degli appalti voluta da questo governo, dove a pagare alla fine sono sempre i lavoratori perché nessuno ha responsabilità diretta. Come in questo caso: il committente è costituito a due fondi israeliani, la ditta appaltatrice è la Gvg di Roma che ha appaltato alla EdilPe di Frosinone che a sua volta ha subappaltato alla Edilizia 90 di Milano. Una foresta di subappalti dove a pagare è l’ultimo anello della catena, i lavoratori che solitamente sono i migranti che spesso si trovano in una situazione di ricatto e quindi sono costretti ad accettare tutto. Ed è chiaro che il margine di guadagno si raggiunge attraverso i risparmi sulla sicurezza e le retribuzioni dei dipendenti. E tutto questo accade in centro città, non in luoghi nascosti nella provincia”.
Intorno alle 13.00, la tensione finalmente è calata quando i tre lavoratori hanno accettato di scendere. Una decisione raggiunta anche grazie all’opera di un mediatore culturale che li ha convinti a ritornare a terra e dopo che hanno ottenuto il pagamento immediato del mese di settembre. Restano gli stipendi di ottobre e diversi pregressi che i lavoratori vantano per lavori effettuati in altri cantieri. Un risultato ottenuto grazie alla Fillea Cgil Padova, rimasta sempre a fianco dei lavoratori, che ha costretto l’azienda appaltatrice, la romana Gvg, a garantire affinché venissero onorati tutti gli impegni.
Il servizio di Telenordest sulla mattinata di tensione al Portello