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La denuncia della FP Cgil. "Piano Ferie Estive del personale del sistema sanitario della provincia di Padova: un’ulteriore criticità sulle spalle dei lavoratori"

Fp Cgil Padova: “Dopo due anni di pandemia, quello che doveva essere un periodo di riposo si sta trasformando per i lavoratori in un’ulteriore criticità imponendo loro altri sacrifici per permettere le ferie ai colleghi”

“Mai come quest’anno è stato difficile per le aziende sanitarie e le Ipab del nostro territorio, riuscire ad improntare i piani estivi di ferie per il personale sanitario. Si sperava che dopo due anni di pandemia, quest’estate si riuscisse a permettere al personale di riprendere fiato e alle strutture di ritornare alla normalità. Ma questa normalità è solo un vecchio ricordo”. È questo il quadro dipinto da Alessandra Stivali, Raffaela Megna e Alfredo Sbucafratta, rispettivamente Segretaria Generale, Segretaria Provinciale e Funzionario della Fp Cgil Padova riguardante la situazione che stanno vivendo le Aziende Ospedaliere e Ipab nella nostra provincia, nonché la stessa Ulss Euganea.

“Questo avviene – proseguono i tre sindacalisti – principalmente per tre motivi. Il primo è il Covid che continua a contagiare, oltre ai pazienti, anche il personale socio sanitario determinando così assenze che negli altri anni non c’erano. Di solito, ricordiamo, la gente si ammalava d’inverno e non d’estate come sta avvenendo oggi. Poi, il secondo motivo è che le strutture sono comunque impegnate al recupero delle liste di attesa. I numeri, in questo senso, sono impressionanti. Per esempio: all’Euganea al 1° gennaio del 2022 rimanevano da fare 33547 visite ambulatoriali rimandate a causa del Covid. Ebbene: nel primo trimestre di quest’anno ne sono state recuperate 4860, un numero che è più del doppio rispetto all’obiettivo ma che resta molto lontano da quel che servirebbe. E questo avviene un po' per tutte le prestazioni sanitarie, comprese le operazioni chirurgiche. Si tratta dell’eredità di due anni di pandemia difficile da smaltire. E infine, il terzo motivo, è dato dalla maggior difficoltà a trovare il personale necessario per le sostituzioni estive a causa della scarsa appetibilità che il sistema pubblico sta dimostrando dal punto di vista dell’offerta lavorativa. E anche questa è una novità considerato che un tempo il posto pubblico era tra i più ambiti”.

“Inoltre – concludono Stivali, Megna e Sbucafratta – a questo si aggiunga la particolare difficoltà degli ultimi concorsi pubblici che hanno selezionato fortemente il personale arrivando a bocciare il 60-70% dei partecipanti. È un dato preoccupante è anche piuttosto incomprensibile visto che la stragrande maggioranza dei partecipanti si è formata nelle scuole o di formazione universitaria (infermieri e tecnici di laboratorio) o di formazione regionale (gli Operatori Socio Sanitari). Significa che le graduatorie che si verranno a formare saranno insufficienti e non permetteranno di coprire il personale in uscita. innescando così un circolo vizioso dove chi rimane è costretto a turni di lavoro massacranti per coprire le assenze peggiorando le proprie condizioni lavorative motivo per cui cercherà occupazione in un'altra struttura sanitaria, spesso privata o in un'altra Regione. E questo avviene non solo nei reparti ospedalieri ma anche nelle strutture sociali del territorio a cui sovente non viene dedicata la stessa attenzione”.

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