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Oggi, 30 giugno, sciopero e presidio davanti Palazzo Moroni dei lavoratori del settore energia e gas e dei lavoratori dei servizi ambientali

“L’articolo 177 del codice degli appalti mette a rischio migliaia di posti di lavoro nei nostri comparti e ne avvia il disfacimento. Governo e Parlamento devono urgentemente intervenire per la sua revisione ed evitare il disastro nei nostri settori”.

Giornata di scioperi con mattinate di presidi dei lavoratori in tutta Italia, quella prevista mercoledì 30 giugno e che vedrà coinvolta anche Padova, vista l’adesione alla protesta delle Segreterie territoriali di Cgil Cisl e Uil delle categorie che si occupano sia dei lavoratori del settore energia elettrica e gas (vale a dire Filctem Cgil, Cisl Femca, Flaei Cisl Reti e Uiltec), sia dei lavoratori dei servizi ambientali (ossia, FP Cgil, Fit Cisl e UIltrasporti).

Nella nostra città, i lavoratori e i sindacati si daranno appuntamento sul Liston, davanti a Palazzo Moroni dove terranno un presidio unitario dalle 9.30 alle 12.00.

Ma se saranno variegati, provenendo da diversi settori, i lavoratori che parteciperanno all'iniziativa, non si può dire la stessa cosa riguardo alle motivazioni dello sciopero dato che tutte le sigle sindacali hanno come principale obiettivo la revisione dell’art 177 del cosiddetto codice degli appalti che obbliga le aziende concessionarie (con la scadenza derivata dalle varie proroghe e stabilita al 31 dicembre di quest'anno) ad esternalizzare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione, anche nei casi in cui le attività vengano svolte direttamente dal proprio personale.

“Si tratta – dicono Enrico Ciligot, Segretario Generale della FP Cgil Padova e Luca Rainato, Segretario Generale della Filctem Cgil Padova – di una decisione assurda che di fatto dà il via alla destrutturazione dei nostri servizi, essenziali e fondamentali per il Paese, oltre a mettere a rischio decine di migliaia di posti di lavoro”.

“È indecente – puntualizza Enrico Ciligot – che dei lavoratori, come per esempio quelli che operano nel settore di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che secondo la legge svolgono un servizio essenziale (motivo per cui, alcuni lavoratori non potranno partecipare alla giornata di protesta perché tenuti, per legge, a garantire determinati servizi, per esempio la raccolta rifiuti negli ospedali e/o nelle case di riposo) e che sono stati fondamentali per la tenuta del Paese durante il passato lock down, debbano subire il pesante impatto di una norma che, obbligando le aziende a spezzettare rapidamente il servizio con gare al ribasso, avrà sia dei costi economici che sociali, con perdita di posti di lavoro e dell'applicazione contrattuale non di settore che ne deriverebbe. La concorrenza va regolamentata migliorando le condizioni dei lavoratori, incentivando le aggregazioni e lo sviluppo industriale di aziende pubbliche e private, non destrutturando il settore!”

“Un provvedimento – aggiunge Luca Rainato - che provocherà, indubbiamente, nel breve e medio termine la demolizione del sistema dei servizi pubblici essenziali, oltre alla perdita di circa 145.000 posti di lavoro, senza considerare il rischio concreto di compromettere la realizzazione del piano di investimenti previsti dal PNRR, specie per quella parte riguardante lo sviluppo degli impianti di generazione rinnovabile che, in quanto non programmabili, necessitano di forti interventi di ammodernamento delle reti di distribuzione e soprattutto di una loro gestione sinergica, in grado di bilanciare in tempo reale la domanda e l'offerta di energia”.

“L’esternalizzazione forzata delle attività – concludono Ciligot e Rainato – renderà, secondo noi, vulnerabili i sistemi dei servizi, anche nel nostro territorio, rischiando di consegnarli nelle mani di mercati esterni e di scontati appetiti, ribaltando il senso originale dell'affidamento in concessione tramutando di fatto gli attuali affidatari in mere stazioni appaltanti. Non è solo un danno ai lavoratori, è un danno al Sistema Paese!”

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