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Contratto Aris e Aiop Rsa: la mobilitazione della FP Cgil Padova al Mercato di Rubano

Raffaela Megna, Fp Cgil Padova: “Stamane, con le lavoratrici e i lavoratori dell’O.P.S.A., abbiamo distribuito volantini al Mercato di Rubano per informare la cittadinanza della situazione vergognosa che sta vivendo il personale della struttura residenziale della Diocesi di Padova, in lotta per un rinnovo del loro CCNL scaduto nel 2015”

Mattinata di volantinaggio al mercato di Rubano, dalle 10.00 alle 12.30 di oggi sabato 14 maggio, delle lavoratrici e lavoratori dell’O.P.S.A. (Opera della Provvidenza di Sant’Antonio) nell’ambito della mobilitazione nazionale indetta da FP CGIL, CISL FP, UIL FPL per protestare contro l’atteggiamento ostruzionistico delle associazioni datoriali AIOP (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari)  ed ARIS (Associazione Italiana Ospedalità Privata) davanti alla loro richiesta, inascoltata da almeno sette anni, di aprire un tavolo negoziale per giungere finalmente ad una nuova definizione del contratto collettivo nazionale del personale che opera nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), tra cui, per l’appunto, l’O.P.S.A. di Rubano, contratto siglato dieci anni fa e scaduto nel 2015.

“È giusto – dice Raffaela Megna, Segretaria Provinciale della FP Cgil Padova – che la cittadinanza, a partire da quella del territorio che ospita la struttura, sia informata del motivo della mobilitazione delle lavoratrici e lavoratori che operano all’O.P.S.A. e del perché, sempre di più, siano in tante e tanti ad abbandonare il posto di lavoro per andare nella sanità pubblica o in strutture regolate da contratti che assicurino un miglior trattamento economico e, soprattutto, maggiori diritti”.

“Inevitabile – prosegue la sindacalista della FP Cgil Padova – quando si ha un contratto che costringe a lavorare 38 ore la settimana ma ne paga 36 e porta il personale ad accumulare una media di circa 400 ore di ferie arretrate non godute, unico risultato possibile quando si è costretti a fare ore e ore di straordinari per coprire le colleghe e i colleghi che se ne sono andati. Una situazione che ricorda un cane che si mangia la coda e che rischia, se non si interviene con decisione, di compromettere la stessa funzionalità della struttura residenziale”.

“In fondo – conclude Raffaela Megna – le lavoratrici e lavoratori dell’O.P.S.A. vogliono smettere di essere i fratelli poveri dei loro colleghi del comparto pubblico e di quelli che, in quello privato, operano nelle strutture che applicano il contratto della sanità privata sottoscritto nel 2020 con le stesse associazioni datoriali. Il minimo dopo due anni di pandemia in cui sono stati costretti a lavorare in perenne emergenza. Sono esausti e questo la cittadinanza lo ha capito benissimo”. 

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